Ankara firma con il governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli un memorandum d'intesa sull'energia; Tobruk lo bolla subito come illegale, mentre Atene rivendica il suo spazio nel Mediterraneo orientale
Un accordo che agita ancora di più le acque già molto mosse del Mediterraneo orientale. Un'ampia delegazione del governo turco si è recata in Libia dove, col governo internazionalemente riconosciuto ma attualmente sfiduciato dal parlamento di Tripoli, sono stati firmati accordi di collaborazione energetica, si parla di petrolio e gas. Non è chiaro se ciò apra la strada a trivellazioni nella zona d'esplorazione esclusiva della Turchia cosa che farebbe infuriare ancora di più Egitto e Grecia, già sul chi va là.
Mevlut Cavusoglou, il ministro degli esteri turco, ha detto che gli accordi firmati e quelli firmati in passato "sono accordi tra due Stati sovrani sulla base di una cooperazione win-win. Quindi i Paesi terzi non hanno il diritto di intervenire". Parole che di certo non aiutano il processo di pacificazione tra le "due libie" su cui è impegnata la comunità internazionale.
Altre voci si sono levate contro i patti energetici. Ovviamente dal parlamento "antagonista" libico, quello con sede a Tobruk, il presidente dell'aula ha bollato come illegale il memorandum d'intesa. Inoltre sia il ministro degli esteri greco che il suo omologo egiziano hanno messo in dubbio la legittimità del testo.
D' altronde il Cairo da sempre è il principale sponsor del governo di Tobruk e gioca in Libia una rivalità antica con la Turchia. Il ministro degli esteri greco da parte sua ha tuonato che la Grecia "ha diritti sovrani nella regione, che intende difendere con tutti i mezzi legittimi".
Già nel 2019, la Turchia aveva firmato un controverso accordo con l'ex amministrazione tripolina mandando su tutte le furie Atene e Cipro.