Elezioni: scontro sull'ingerenza di Mosca

Dmitri Medvedev
Dmitri Medvedev Diritti d'autore Ernesto Mastrascusa/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
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Di euronews e ansa
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In Italia si ravvisa "una sostanziale debolezza degli interventi per il contrasto alla disinformazione e alle diverse forme di ingerenza", sostiene il Copasir

In Italia si ravvisa una sostanziale debolezza degli interventi per il contrasto alla disinformazione e alle diverse forme di ingerenza. Un chiaro deficit e ritardo del nostro Paese rispetto ad impegni, strumenti, strategie e misure che da diverso tempo sono già operativi nel contesto internazionale
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Ecco uno dei punti sottolineato dal Copasir nella relazione al Parlamento, come riferisce il presidente del Comitato Adolfo Urso, sollecitando "un maggiore impegno del nostro Paese - di tutti i soggetti e le autorità a vario titolo coinvolte - in questo campo anche non escludendo possibili interventi" legislativi e normativi. 

Del resto il Il Copasir ha invitato le istituzioni a tenere alta la guardia dopo le frasi dell'ex presidente russo Dmitri Medvedev, che giovedì in un post su Telegram ha chiesto ai cittadini europei di "esprimere nelle urne il malcontento per le azioni dei loro governi" e di "punirli per la loro stupidità", usando ancora una volta la minaccia del taglio alle forniture di gas russo all'Europa. Nessun riferimento esplicito ad un paese in particolare, ma l'uscita di Medvedev, che attualmente ricopre il ruolo di vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale russo, ha fatto rumore soprattutto in Italia, a poco più di un mese dalle elezioni. 

"La dichiarazione di Medvedev è solo la punta dell'iceberg. Le istituzioni devono predisporre misure adeguate. Dobbiamo aumentare consapevolezza e resilienza, anche perché l'Italia è tassello fondamentale della difesa occidentale e atlantica e quindi un paese nel mirino", ha detto il presidente del Copasir Adolfo Urso.  Nel recente passato Medvedev si era già reso protagonista di uscite simili, esprimendo soddisfazione per le crisi di governo nel Regno Unito e in Italia, che hanno messo fuori gioco Boris Jonhson e Mario Draghi, due dei più convinti sostenitori dell'Ucraina.

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