Donetsk, migliaia di profughi tornano a casa. Senza soldi sfidano i raid russi

Rifugiati ucraini
Rifugiati ucraini Diritti d'autore Diritti d'autore LOUISA GOULIAMAKI/AFP or licensors
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Di Debora Gandini Agenzie:  ANSA
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Niente soldi, niente appoggi altrove. Per lasciare l’Ucraina in molti devono fare i conti con un lavoro che non trovano e una sistemazione permanente. E così in molti stanno tornando a casa mentre la guerra non si ferma

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Qualche valigia e niente di più. Così migliaia di sfollati stanno tornando nella regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale, perché impossibilitati dal punto di vista economico a vivere in luoghi più sicuri del Paese. Tornano tra le macerie e quello che resta delle loro abitazioni, molti hanno le case distrutte vicino alla linea di fronte. 

Mettono a rischio la loro vita ma non hanno altra scelta, dicono, come racconta una donna di 80 anni: "Quando siamo fuggiti c’è chi ci ha dato da mangiare, abbiamo trovato un tetto dove ripararci ma è stato un rifugio temporaneo. Alla fine mi hanno consigliato di trovare una casa di cura.”

Appena due giorni dopo il suo ritorno a casa una residente è stata uccisa durante un raid russo. E’ molto pericoloso tornare in questa zona di guerra, dice una ragazza. È rischioso stare qui in città ma non abbiamo nessuno che si può ospitare altrove.” Per lasciare l’Ucraina in molti devono fare i conti con un lavoro che non trovano e una sistemazione permanente.

Intanto il sindaco di un villaggio della regione stima che nel suo paese sia tornato il 70% degli abitanti che avevano lasciato le loro case allo scoppio del conflitto. La zona di Donestsk, insieme a Luhansk, fa parte della regione del Donbass. La conquista di questa parte dell’Ucraina resta l’obiettivo principale delle forze di Mosca.

Kharkiv, la seconda città più colpita

"La Russia ha commesso alcuni dei più grandi crimini di guerra a Kharkiv e questa città potrebbe diventare la sede di un tribunale contro la Federazione Russa dopo che l'Ucraina avrà vinto la guerra", ha affermato il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, che ha conferito una medaglia ai soldati feriti. 

L'ultimo attacco, il 20 luglio, ha ucciso almeno tre persone, di cui un bambino di 13 anni a una fermata dell'autobus. Iconica la scena del padre che prega in ginocchio accanto al corpo senza vita. Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite al 4 luglio, sono almeno 67 le persone uccise e 212 i feriti nella regione della seconda città più grande dell'Ucraina.

Continua intanto l'avanzata dell'esercito del Cremlino, che sabato scorso, secondo fonti ucraine, ha colpito con due missili il porto di Odessa, snodo cruciale per l'export del grano, dopo nemmeno 24 ore dall'accordo raggiunto con Nazioni unite e Turchia.

Nel raid russo sul porto di Odessa "sono stati distrutti una nave da guerra ucraina e un deposito di missili Harpoon forniti dagli Stati Uniti a Kiev". Lo ha precisato il ministero della Difesa di Mosca che ammette l'attacco. Secondo il portavoce, i missili a lungo raggio hanno colpito un cantiere navale e le capacità di produzione dell'impianto di riparazione e ammodernamento delle navi della Marina ucraina sarebbero state messe fuori servizio. 

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