A Petersberg il dialogo sul clima, l'energia fossile nel mirino

Al centro il presidente egiziano e il cancelliere tedesco. Ai lati i loro ministri degli Esteri
Al centro il presidente egiziano e il cancelliere tedesco. Ai lati i loro ministri degli Esteri Diritti d'autore Markus Schreiber/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
Di Eloisa Covelli Agenzie:  Afp, Ansa
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Anche i paesi europei stanno ricorrendo al carbone a causa della crisi energetica

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L'obiettivo è quello di aiutare i paesi poveri ad abbandonare l'energia fossile. Ma in pratica quello che sta succedendo è che anche i paesi europei vi stanno ricorrendo in risposta alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina.

Il mea culpa arriva da Petersberg, dove si tiene l'annuale dialogo sul clima, proprio dal padrone di casa.

Nessuno può essere soddisfatto del fatto che anche nel
nostro paese la quota di energia elettrica via carbone sia di
nuovo in aumento
Olaf Scholz
cancelliere tedesco

"A maggior ragione, una cosa deve essere chiara: si tratta di una misura d'emergenza e temporanea, che non va a discapito dei nostri obiettivi climatici - continua Scholz - In concreto, ciò significa che non andremo a creare alcuna nuova dipendenza continuata dalle fonti energetiche fossili, né nel nostro paese né nei paesi produttori".

La crisi del clima è al momento il più grande problema per tutte le persone sulla Terra
Annalena Baerbock
ministra degli Esteri tedesca

"La crisi del clima non ha frontiere - continua la ministra - Perciò anche le risposte non devono averne". "Sediamo tutti sulla stessa barca, il che vuol dire che possiamo soltanto remare nella stessa direzione". 

Oltre ai più grandi inquinatori del mondo, come Stati Uniti, India e Cina, a Petersberg sono presenti anche piccole nazioni come le isole Marshall, vittime di un inquinamento che non producono.

"Ci restano otto anni per dimezzare le emissioni di CO2 - dice la ministra tedesca degli Affari esteri - Questo è l'impegno che abbiamo preso a Glasgow. Ma dobbiamo anche concentrarci sulle conseguenze del cambiamento climatico che non siamo riusciti a evitare. Lo dobbiamo alle persone di tutto il mondo, alle Isole del Pacifico, al Sahel e alle altre regioni che stanno già soffrendo".

L'appuntamento annuale di Petersberg, giunto alla 13esima edizione, ha il compito di gettare le basi per la più ampia discussione che si terrà nella grande conferenza delle Nazioni Unite, chiamata COP27.

"Dobbiamo agire rapidamente per garantire che l'azione climatica rimanga ai primi posti dell'agenda internazionale e che la situazione attuale non venga presa a pretesto per fare un passo indietro" dice Sameh Choukri, ministro degli Esteri dell'Egitto, paese che ospiterà la COP27 a Sharm el-Sheikh dal 7 al 18 novembre.

Rimangono in sospeso diversi punti chiave, in particolare le misure per rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e gli aiuti dei paesi ricchi, spesso i maggiori inquinatori, ai più poveri. La promessa del 2020 di aiutarli ad affrontare le sfide del cambiamento climatico donando 100 miliardi di dollari l'anno non è stata mantenuta.

A nome del G7, presieduto dalla Germania quest'anno, "sosteniamo l'obiettivo dei paesi industrializzati di mobilitare 100 miliardi di dollari per i finanziamenti per il clima il più rapidamente possibile e ininterrottamente fino al 2025", dice il cancelliere Olaf Scholz. "La Germania raggiungerà questo obiettivo al più tardi entro il 2025, con un contributo di almeno 6 miliardi di euro all'anno", conclude.

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