Il fotografo e i suoi animali. Il racconto di un Italiano che non vuole scappare dall'Ucraina

soldati ucraini in un quartiere di Kyiv
soldati ucraini in un quartiere di Kyiv Diritti d'autore Emilio Morenatti/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
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Di Diego Malcangi
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Un rifugio modello per animali, gestito da un fotografo italiano in un piccolo villaggio a pochi km dalla capitale ucraina. Poi la guerra, le esplosioni in lontananza, sempre più vicino. Ha deciso di restare con i suoi animali e ci racconta dell'odore della polvere da sparo

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Mentre parla con noi stanno sparando. Ha la voce stanca, forse un po' rassegnata, ma tranquilla. Andrea Cisternino da nove anni vive in Ucraina, non lontano da Kyiv, dove anni fa ha creato un rifugio per animali, attività per la quale già nel 2013 ha ricevuto il premio Agenda Rossa Paolo Borsellino, a parziale compensazione delle difficoltà che stava vivendo, della lotta contro un sistema criminale. Poi nel 2020 anche il premio internazionale "We are doing our part".

Fotografo di moda, Cisternino ha sposato un'ucraina. Ci racconta la situazione che stanno vivendo: lui, sua moglie e i 400 animali ospiti del rifugio, che lui non vuole abbandonare. Ne ha vissute, di traversie: odiato dai cacciatori di cani quando l'Ucraina ospitò gli Europei di calcio e il governo diede autorizzazioni e soldi per l'abbattimento dei randagi, subì anche l'incendio del suo rifugio. Ricominciò. Qualche anno fa le prime tensioni, con l'esplosione del conflitto nel Donbass, quando lui pensò per la prima volta di dover accumulare scorte, perché non si sa mai.

Ma a una guerra come questa, all'invasione russa, non ci credeva. Questa non se l'aspettava. E per la prima volta nella vita sente l'odore della polvere da sparo. Il suo non è il racconto di un professionista dell'informazione, ma è la strana normalità di chi si trova di colpo immerso in una guerra. Per questo ve la riportiamo integralmente, non solo nelle parti in cui parla degli spari o della penuria nei supermercati, della paura o dei ponti saltati, ma soprattutto quando racconta la sua normalità, così diversa da tante altre vite normali, ma ugualmente scossa da una guerra improvvisa e incomprensibile.

"Sparano, la situazione purtroppo è questa - dice - anche qui, nei villaggi vicini, hanno rotto un ponte per non far passare i russi, qui passano gli aerei e gli elicotteri russi che vanno all'aeroporto di Antonov (conosciuto anche come aeroporto di Hostomel, NDR), che hanno preso e che dista da noi trenta chilometri. Di solito qua sparano... incominciano alle cinque di mattina e vanno avanti fino alle otto, dopo un po'... è una situazione che non si capisce, insomma".

Dice già "di solito", ma è da ieri, giusto?

"Sì, da ieri: son due giorni che siamo in questa situazione, ma sembra che sia già da sei mesi. Invece son solo due giorni".

Lei è lì da molti anni...

"Sì, io sono qui dal 2009, mi ero sposato poi ho iniziato come fotografo a documentare quello che stava succedendo nell'Europeo 2012, dopodiché ho pensato a costruire un rifugio e sono cambiate un po' di cose, è cambiata la mia vita".

Un rifugio per animali, inizialmente cani, poi altri animali, come i cavalli per esempio... Adesso pensa di poter o dover dare protezione a persone magari in fuga da Kiev, in una zona che magari lì è un po' più tranquilla nonostante tutto, o pensa di dover scappare presto? Che cosa riesce a prevedere?

"Non lo so, io sono rimasto per i miei animali. Dipende un po' da quello che succederà, 400 animali da portare via son tanti, comunque. Portarli via, dove metterli... e son cavalli, mucche, cani, gatti, c'è di tutto. E poi anche il rifugio che comunque è costato sacrifici, non è facile lasciare tutto. Quindi in questo momento non lo so, in questo momento sono qua".

Difficoltà di approvvigionamento non ne ha ancora, vero?

"Io non avrei mai detto che questo avrebbe fatto questa follia, perché secondo me è follia pura, però stavo già facendo scorte per i cani, i gatti, i cavalli... Quindi un po' di scorte le avevo già messe da parte, in previsione, perché mi ero già trovato in questa situazione nel 2014 con il Donbass e quindi ho cercato di non trovarmi nella stessa situazione, pensando che comunque non sarebbe successo, però... Un po' di scorte son riuscito a farle, prima che chiudesse tutto".

Lei ha avuto qualche problema negli anni passati con una parte della popolazione locale, perché c'era una caccia ai cani autorizzata dalle autorità: oggi come è visto dalla popolazione della zona?

"Oggi collaboriamo, dopo tre anni duri ho vinto la mia battaglia: compriamo le pappe per i cani, compriamo la legna da questi di fronte a noi, poi ho fatto una campagna di sterilizzazione gratuita, sono venuti tanti del paese, hanno cominciato a capire e si sono anche scusati per come ci avevano e mi avevano trattato, perché non avevano capito. Oggi c'è una collaborazione, siamo in sintonia, quindi va bene. Più che altro per i miei animali".

Ha detto che sua moglie è ucraina: come sta vivendo questa fase? Le ha chiesto di lasciare tutto e andare via, o anche lei è d'accordo a stare lì?

"Lei adesso è a Kyiv, tra l'altro l'ho sentita trenta secondi fa, mi ha detto che è uscita a far la spesa e ha fatto una passeggiatina. Lei vuole stare lì nel centro della capitale e io son qua. Però no, di andar via per adesso non se ne parla, non abbiamo valutato questa ipotesi. Dipenderà tutto da quello che succederà".

Ha detto che sua moglie è a Kyiv: noi stiamo riferendo in queste ore di allarmi aerei che risuonano non in continuazione, ma abbastanza spesso nella giornata, la popolazione è invitata a restare in casa se non è nei rifugi, il ministero della Difesa ucraina ha riferito che carri armati ucraini starebbero affluendo verso il centro città, per difenderlo dai carri russi, che sarebbero a Obolon, per il momento fermi lì, immagino che ci sia anche una notevole paura nella popolazione, forse qualcuno starà facendo incetta di prodotti, qualcosa comincerà a mancare dai supermercati...

"L'han già fatta ieri, son già vuoti i supermercati".

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E però sua moglie è riuscita a fare un po' di spesa, l'ha sentita abbastanza tranquilla?

"Sì, lei adesso non si muove da casa, era tranquilla, anche perché dalle 22 alle 7 c'è il coprifuoco, bisogna spegnere tutto, però siamo qua, insomma... (suono di un messaggio in arrivo verso il telefonino, guarda verso il basso) vabbè, adesso arrivano un po' di messaggi, vogliono che aggiorno perché non mi sentono da molte ore e son tutti preoccupati, però... vabbè adesso farò un post su Facebook, sperando che qui non succeda qualcosa, insomma".

Se succede qualcosa Lei non ha posto in cui rifugiarsi: quella non è una metropolitana, Lei non ha un rifugio anti-aereo...

"Anche le metropolitane non è che sono rifugi antiaerei, bisogna capire se terranno il peso di un bombardamento (squilla il telefono, chiede una pausa per rispondere, poi riprende) ... niente, volevano sapere se era tutto a posto. Diciamo così".

Situazione molto difficile da commentare, a maggior ragione da vivere...

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"Non mi era mai capitato di vedere la guerra. Stamattina ho visto guardando fuori dal rifugio, a un km e mezzo o due c'era un colpo di mortaio e ho sentito anche l'odore della polvere da sparo, non ero abituato. Nella vita... l'importante è che vada tutto bene, noi qua siamo in aperta campagna, siamo fuori dalle zone militarizzate, a parte l'aeroporto che c'è lì. Questi del paese son tutti a casa, stanno tutti qua, non va via nessuno. Anche perché anche loro dicono 'dove dobbiamo andare?' "

Anche volendo scappare, ha detto che son stati fatti saltare un paio di ponti per rallentare i russi...

"Scappare per lasciar qui gli animali no, dovrei trovare una soluzione per portarli via, almeno i cavalli e gli animali grossi, poi i cani al limite si liberano, ma è anche la struttura, è costata sangue, sacrificio, e... Intanto sento che sparano ancora, fuori..."

Adesso?

"Sì sì".

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Armi leggere o pesanti?

"Artiglieria pesante. E quindi non lo so, i ragazzi che lavorano con me sono qua, e..."

Quanti siete?

"Cinque. Adesso dovrebbero arrivare altri due che però non riescono a passare per venire qua al rifugio, arrivano da una situazione un po' delicata. Però ancora non arrivano, perché non riescono a passare. Vediamo".

Quanti alloggi avete al rifugio?

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"La casa dove vivo io, poi c'è la casa con due stanze per questi che lavorano e poi un'altra casa dove vivono altri due. Una è nella zona dei cani, poi c'è l'altra tra le stalle e i pascoli, e poi ci sono io che sono all'inizio".

Quindi ci si può stare in sette, e poi c'è il paese vicino...

"Ci si può stare anche di più, non è quello il problema".

I colpi che sente ogni tanto da che zona vengono? Ancora dall'aeroporto o è un'altra zona?

"Adesso sono arrivati dei colpi da due parti opposte, perché il fumo arrivava da destra e da sinistra. Ma principalmente partono da lì, credo. Però stanno combattendo qua vicino, quindi..."

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Quindi non sono colpi dei russi contro le infrastrutture ma sono colpi di combattimento, sono scambi

"Sì, penso di sì, che siano scambi. Da qui non posso muovermi, quindi non... Sarebbe anche pericoloso muoversi".

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