Draghi il presidenziabile, che sta meglio al Governo. Paradosso di un nodo gordiano che lega Palazzo Chigi e Colle, per sciogliere il quale ci vorrebbe un Draghi a due teste: una da Capo dello Stato, l'altra da Presidente del Consiglio
Il nodo gordiano si chiama Mario Draghi: caso e paradosso politico di un Presidente del Consiglio che molti vorrebbero al Quirinale, ma che proprio per le caratteristiche che lo rendono presidenziabile, altri ritengono invece che stia meglio dov'è. Trascorsi a Banca d'Italia e BCE gli forgiano l'immagine di tecnico senza etichetta, capace in un momento difficile come la pandemia non solo di rilevare la guida del Paese, ma soprattutto di garantire l'unità di un governo, politicamente diviso.
Galloni e pedigree di personalità super partes - per di più riconosciuta sulla scena internazionale - rispondono sulla carta all'identikit del candidato ideale per il Quirinale. Nel complesso gioco degli equilibri fra Governo e Colle, i detrattori del "Draghi Presidente" sono però una forza trasversale: critici bipartisan, che tra 5Stelle e Lega, sostengono stia facendo bene a Palazzo Chigi, e faticano a individuare un successore, altrettanto capace di tenere unite le truppe.
Per salire al Colle, lo stesso Draghi avrebbe posto la condizione che a succedergli sia un altro tecnico. Una prospettiva che potrebbe minare i fragili equilibri del governo e che spaventa molti, ma che al momento pare anche l'unica capace di garantire la stabilità politica.
Un filo doppio, che lega il destino di Colle e Quirinale, in un bandolo inestricabile, soprattutto fino a quando giovedì il quorum non scenderà alla maggioranza semplice.