Il potere delle donne. Cinque congolesi fanno causa al Belgio per crimini contro l'umanità

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Congo Diritti d'autore Copyright AP Photo/Francisco Seco
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Di Debora Gandini
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Nate in Congo da madri congolesi e padri belgi durante il periodo coloniale sono state poi rapite per essere portate in Europa a forza e abbandonate in istituti religiosi

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Cinque donne birazziali hanno fatto causa allo Stato belga per crimini contro l’umanità. Nate in Congo da madri congolesi e padri belgidurante il periodo coloniale sono state poi rapite per essere portate in Europa a forza e abbandonate in istituti religiosi o case di famiglie terze. Ora chiedono giustizia. Il loro obiettivo è fare in modo che Bruxelles riconosca le proprie responsabilità nelle sofferenze patite da migliaia di bambini con doppia origine.

Jaqui Goegebeur è una di queste cinque donne. Racconta che il problema è scaturito dal fatto che erano considerate figlie dello stato. “Una madre non esercitava il suo potere, ma era lo stato che poteva esercitarlo e così era libero di fare ciò che voleva.”

Le donne, che ora hanno una settantina di anni, raccontano di essere state portate in alcune missioni cattoliche, dove sono state trattate come il prodotto del peccato. L’ex primo ministro belga Charles Michel, ora Presidente del Consiglio europeo, ha chiesto formalmente scusa a nome del governo federale belga con tutti i meticci per l’ingiustizia e la sofferenza che hanno patito. 

Scuse che a queste persone coinvolte in prima persone non bastano. Furono abbandonate quando i belgi fuggirono dai combattimenti che seguirono la dichiarazione di indipendenza del Congo La polizia, cui era stato ordinato di proteggerle, le sottopose invece a continui abusi sessuali.

Le cinque donne congolesi vogliano dimostrare che le ferite non si sono mai rimarginate. Non hanno fatto causa per soldi ma chiedono solo che lo stato riconosca il danno che ha provocato a migliaia di ragazze di ragazze. Una di queste ha dovuto aspettare fino a sei anni fa per rintracciare la famiglia di suo padre in Argentina.

Risorse addizionali per questo articolo • Associated Press

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