Arrivano dal sovraffollato campo di Al-Hol gestito dai curdi, che da mesi invocano un'assunzione di responsabilità dall'Europa
Cinque donne albanesi con i loro figli, 14 bambini in tutto, sono state rimpatriate questa domenica dal campo profughi di Al-Hol, in Siria. Le donne erano legate a cittadini albanesi che si erano uniti allo Stato islamico in Siria e in Iraq.
Il rimpatrio, avvenuto via Libano, è stato salutato con favore dal premier albanese Edi Rama.
"È un evento molto positivo, credo, e, naturalmente, non ci fermeremo qui" ha dichiarato Rama-. "C'è un'altra operazione in corso, per un numero ancora imprecisato di donne da rimpatriare, perché questo è un lavoro che viene svolto sul campo, in quei buchi neri in cui queste persone si trovano".
il sovraffollato campo di al-Hol si trova nella parte della Siria settentrionale ancora autogovernata dai curdi, che da tempo stanno cercando di risolvere il problema del rimpatrio di mogli e figli dei jihadisti, spesso nel disinteresse dei rispettivi paesi europei.
Una questione sottolineata dal co-presidente del dipartimento elazioni estere dell'amministrazione a guida curda, Abdul Karim Omar, che ricorda come il problema più urgente riguardi soprattutto i minori. "Noi crediamo che questi bambini siano vittime innocenti e senza peccato, e i paesi devono assumersi le loro responsabilità verso i loro bambini. Per quanto riguarda le donne, le consegniamo anche ai loro paesi finché non abbiamo prove che abbiano commesso dei crimini in questa zona".
Già il mese scorso, i curdi hanno provveduto autonomamente a trasferire una trentina di bambini in un centro di riablitazione. chiedendo aiuti internazionali per creare altre strutture simili.
La situazione nel campo non è facile: le donne sono ancora pienamente radicalizzate e anche ai bambini cercano di dare questo tipo di educazione. Molto spesso, non hanno intenzione di avviare collaborazione o dialogo con curdi o europei, il che rende incredibilmente difficile la quotidianità all'interno del campo