Al via il più grande processo per reati finanziari della storia vaticana

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Di Euronews Agenzie:  ANSA
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In aula lo scandalo dei fondi destinati ai poveri e finiti invece in Paesi offshore

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Per numero di imputati e di ipotesi d'accusa, si tratta del più grande processo mai celebrato in Vaticano per reati in campo finanziario.

Ed è il primo che vede alla sbarra anche un cardinale, Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto delle Cause dei Santi.

Quest'ultimo è il primo nella storia ad essere processato in Vaticano da giudici laici, dopo la recente riforma di papa Francesco che ha fatto piazza pulita degli antichi privilegi curiali.

Si è aperto nella Sala polifunzionale dei Musei Vaticani, allestita per l'occasione ad Aula di Tribunale, il procedimento per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana, scaturito dalle indagini sull'acquisto del palazzo di Sloane Avenue 60, a Londra, allargatosi anche ad altre vicende.

Alla sbarra, oltre a Becciu e ad altri nove imputati, tra prelati, funzionari della Santa Sede e manager esterni, ci sono quattro società: in discussione reati che, a vario titolo, vanno dal peculato all'appropriazione indebita, dalla corruzione all'estorsione.

L'udienza è dedicata alle questioni procedurali e alla costituzione delle parti, tra cui quella della Segreteria di Stato come parte civile.

Altra parte lesa è lo Ior, la 'banca' vaticana.

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Un processo senza precedenti

Al centro c'è soprattutto quello che gli inquirenti vaticani hanno definito "un marcio sistema predatorio e lucrativo" a danno della stessa Segreteria di Stato e di suoi fondi caritativi come l'Obolo di San Pietro, con conseguenti gravi perdite per le casse vaticane, e che si sarebbe retto su "complicità e connivenze" tra operatori finanziari e consulenti esterni e addetti e dirigenti interni.

Il card. Becciu, che va a giudizio con uno specifico benestare concesso da Papa Francesco e che lo stesso Bergoglio, nell'udienza-shock del 24 settembre scorso, privò della carica di Curia e delle prerogative del cardinalato, è accusato di peculato e abuso d'ufficio.

Oltre che di "subornazione" di un testimone, mons. Alberto Perlasca, cui avrebbe cercato di far ritrattare le deposizioni accusatorie chiamando in aiuto il superiore gerarchico diocesano, il vescovo di Como Oscar Cantoni.

Risponderà in particolare dei bonifici per 575.000 euro emessi dalla Segreteria di Statoalla manager cagliaritana Cecilia Marogna, che sarebbero poi finiti in spese personali e oggetti di lusso, e i finanziamenti rivolti alla cooperativa del fratello Antonino (600.000 euro dai fondi Cei e 225.000 da quelli della Santa Sede).

"Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni", ha dichiarato Becciu, promettendo in sede di giudizio di "smentire le accuse e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza".

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