Ora gli smart worker sono dirigenti e dipendenti pubblici

"Home office ha un futuro anche dopo la pandemi"
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Di ANSA
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(ANSA) - BOLZANO, 16 APR - A un anno dal primo lockdown gli smart workers sono dipendenti pubblici, dirigenti e personale altamente qualificato. Lo rivela un'inchiesta dell'Istituto Promozione Lavoratori (Ipl) di Bolzano. Per gli intervistati il mix ideale è di 2-3 giorni alla settimana di lavoro da remoto. La stragrande maggioranza di chi non ha lavorato da remoto dichiara che il proprio lavoro non si può svolgere a distanza (85% degli intervistati). Nel resto dei casi non gli è stato permesso (3%); la presenza del capo era necessaria (2%); dimensione della casa o presenza di altre persone in famiglia (2%); altri motivi (8%). "Emerge che il 46% dei lavoratori e delle lavoratrici del pubblico impiego ultimamente era in smart working, quota che scende al 31% per gli occupati nel privato", evidenzia la Vicedirettrice dell'Istituto Silvia Vogliotti, che ha elaborato i dati insieme alla tirocinante Gaia Peressini. "Non si evidenziano differenze di genere, mentre era in lavoro da remoto il 40% di chi ha un contratto fisso e il 15% di chi ha un contratto a tempo determinato", prosegue Vogliotti. Rispetto alle professioni, gli smart workers sono soprattutto dirigenti, professionisti altamente qualificati e addetti a lavoro di ufficio, con quote superiori al 50% di lavoratori da remoto in tutti e tre i casi. Molto meno diffuso il lavoro da remoto nelle attività commerciali (il 19% degli intervistati), nei servizi (18%), nonché negli operai specializzati (14%), mentre nessun operaio qualificato o non qualificato dichiara di aver lavorato ultimamente da remoto. Passata la fase emergenziale quali elementi sono ritenuti importanti dai lavoratori e dalle lavoratrici altoatesine per lavorare da remoto? Gli intervistati evidenziano la possibilità di ottenere premi di risultato e produttività anche se si lavora da remoto, di fare formazione e la possibilità di avere comunque momenti di confronto in presenza con colleghi e capi. "Lo smart working ha un futuro anche dopo la pandemia", è convinto il presidente dell'Ipl Dieter Mayr. "Perché questo accada, però, le condizioni devono essere quelle giuste. Sono quindi necessarie regole chiare, concordate a livello di contrattazione collettiva", conclude. (ANSA).

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