(ANSA) - MILANO, 28 APR - "Alla luce di quanto emerge dagli atti" non può dirsi "adeguatamente dimostrata la consapevolezza", da parte di Michael Herba, che il sequestro della modella inglese Chloe Ayling fosse avvenuto al fine di "renderla merce di scambio contro il prezzo della liberazione". Lo si legge nelle motivazioni della Corte d'Assise d'Appello di Milano che lo scorso marzo ha riqualificato il reato da "sequestro di persona a scopo di estorsione" a "sequestro di persona", riducendo così in secondo grado la condanna per l'uomo, da 16 anni e 8 mesi di carcere a 5 anni anni e 8 mesi di carcere. Per il rapimento della giovane, tra l'11 e il 17 luglio 2017 a Milano, è già stato condannato in via definitiva a 12 anni e mezzo il fratello Lucasz Pawel Herba. Per i giudici non vi è "prova sicura" che Michal, difeso dagli avvocati Simone Zancani, Tiziana Bellani ed Eleonora Piccolotto, "fosse a conoscenza, fin dall'inizio del sequestro" della possibile "vendita all'asta" della giovane e il "tenore delle mail, dei messaggi e lo stesso comportamento di Michal non forniscono alcuna certezza della sua consapevole partecipazione ad un sequestro con finalità estorsive". Nell'atto, tuttavia, i giudici sottolineano che la partecipazione dell'uomo "non è stata affatto minima" e che quindi non è possibile concedergli altre attenuanti rispetto alle generiche già concesse in primo grado. "Va ribadito - scrivono - come l'imputato abbia concorso nell'immobilizzare la ragazza, nel narcotizzarla (...), nello spogliarla, metterla in un sacco e poi nel bagagliaio di una macchina, all'interno del quale aveva viaggiato per molte ore, nel portarla in una baita sperduta da dove non poteva scappare, nel consentire al fratello, soggetto imprevedibile e pericoloso, di continuare a tenerla segregata per altri cinque giorni seppure suggerendogli di trattarla bene". (ANSA).
Modella rapita: giudici, Michal non sapeva di estorsione
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Di ANSA
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