Alla Turchia Bruxelles offre molte carote e pochi bastoni

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Diritti d'autore JOHN THYS/AFP
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Nel nuovo rapporto sulle relazioni con laTurchia Bruxelles si dice pronta a concedere più fondi ad Ankara per frenare i flussi migratori e a migliorare l'unione doganale. Ma glissa sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici

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L'Europa è pronta a offrire alla Turchia più fondi per frenare l'arrivo di profughi e migliorare l'unione doganale in cambio di un atteggiamento costruttivo. Questo è quello che emerge dal rapporto di 16 pagine scritto dal capo della doplomazia eurioea Josep Borrell e dalla Commissione europea. Le relazioni tra l'UE e la Turchia sono cambiate dall'inizio dell'anno, a seguito dell'allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale. Ma il presidente turco Erdogan continua a minacciare la chiusura del secondo partito di opposizione più grande nel paese, notamente filo curdo

"Sotto un'enorme pressione decine di milioni di persone in questo paese stanno combattendo per un futuro democratico - afferma Hişyar Özsoy, deputato turco del "Partito Democratico dei popoli". - Ora però vediamo che i leader europei, non sappiamo per quale motivo, stanno facnedo delle concessioni a Erdogan. Come pensate che le persone interpreteranno tutto questo inTurchia? Io sono un rappresentante del Partito Democratico. Più di 5000 miei colle ghi sono in prigione. Perché facciamo opposizione? Qual è il vantaggio? Stiamo combattendo per il futuro democratico della Turchia. Pensiamo che la Turchia e l'UE dovrebbero avere buoni rapporti ma non con unaTurchia che è quasi una dittatura".

La Turchia si è anche ritirata dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. L'opposizione curda critica il fatto che la Commissione Europea non abbia collegato la riforma dell'Unione doganale con le riforme democratiche o il rispetto dei diritti umani. Due punti su cui si è arenato in passato il processo di adesione al blocco.

Il rapporto, tuttavia, prevede alcune misure nel caso in cui la Turchia ritorni ad assumere un atteggiamento provocatorio.

Si tratta di sanzioni che potrebbero essere estese a persone giuridiche o settori importanti per l'economia turca, come il turismo.

"Penso che le sanzioni siano poco realistiche - spiega Marc Pierrini di Carnegie Europe - soprattutto per via della pressione di Germania, Spagna, Italia, Bulgaria, Ungheria. Questi paesi hanno molto interesse ad avere un miglior rapporto con la Turchia. Inoltre l'Unione europea ha nel DNA non generare conflitti. Quindi cercheranno sempre una soluzione pacifica. Il problema è che da qualche parte bsiogna fare progressi. E ci sono pochissime aree di progresso".

I leader dell'UE discuteranno la questione giovedì durante il vertice europeo in formato virtuale.

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