Vincent Musca, uno degli esecutori materiali dell'attentato, ha confessato ed è stato condannato a 15 anni per l'omicidio della reporter investigatva maltese. La sua volontà di collaborare con la giustizia potrebbe dare una svolta alle indagini su un caso che ha terremotato il governo dell'isola
Sono ancora molti i lati oscuri della vicenda dell'assassinio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa maltese uccisa con un'autobomba nel 2017. Ma la prima ammissione di colpevolezza di uno degli esecutori materiali dell'attentato e la sua condanna a 15 anni fanno sperare che si possa arrivare a fare luce sul caso.
Vincent Muscat sembra infatti intenzionato a collaborare con la giustizia. Un primo risultato sarebbe stato l'arresto nelle ultime ore di tre uomini sospettati di aver fornito l'ordigno.
"È un passo in avanti per fare giustizia e stabilire la verità in questo capitolo oscuro per Malta e per la famiglia Caruana Galizia", ha commentato Robert Abela, diventato primo ministro dopo le dimissioni di Joseph Muscat, a seguito delle proteste antigovernative e il terremoto nel suo esecutivo scatenato proprio dalle indagini sull'assassinio della giornalista.
A fine 2019 era stato arrestato l'imprenditore Yorgen Fenech, sospettato di essere il mandante dell'omicidio e per il quale le udienze non sono ancora iniziate. Il miliardario era stato attaccato dalla reporter per fondi segreti a Panama e per legami torbidi con esponenti del governo di allora.
Presenti all'udienza preliminare in cui Vincent Muscat ha ammesso la sua colpevolezza, anche Alfred e George Degiorgio, gli altri due membri del commando che avrebbe piazzato la bomba. I due fratelli tuttavia si sono dichiarati innocenti e andranno a processo.