I Cavalieri di sangue ungheresi, che aiutano nella lotta contro il Covid

I Cavalieri di sangue ungheresi, che aiutano nella lotta contro il Covid
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Di Zoltan Siposhegyi
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Volontari che, a bordo delle loro moto, consegnano sangue e plasma agli ospedali, sfrecciando a 200 km/h e a sirene spiegate

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Li chiamano Cavalieri di Sangue e non stiamo parlando del Trono di Spade, ma di volontari che, a cavallo delle loro moto, nel tempo libero consegnano sangue, piastrine e plasma agli ospedali. 

Siamo in Ungheria, dove cinque centauri volontari attendono le chiamate giorno e notte e poi partono, per portare sangue dov'è necessario, più velocemente di un'ambulanza. A sirene spiegate e a una velocità di 200 km/h, uno di loro, Zsolt Sárvári, ha compiuto i 60 chilometri che separano Budapest da Tatabánya, in soli 23 minuti.

"Sono stato a Seghedino due volte ieri sera, ma ci sono giorni in cui guidiamo per oltre 1000 chilometri", ci racconta Sárvári.

I cavalieri non sono pagati, a volte vengono ringraziati con pasti e regali. Ma loro non chiedono nulla in cambio, solo di aiutare in un periodo complicato, dal punto di vista sanitario e durante il quale una sacca di plasma trasportata velocemente può anche salvare la vita di un paziente, come spiega ai nostri microfoni Sárvári: "A volte dobbiamo correre con il plasma e portarlo direttamente all'ingresso del reparto Covid dell'ospedale. Lo diamo al medico, che sta letteralmente correndo per salvare la vita di qualcuno".

I cavalieri hanno iniziato a trasportare sangue nell'agosto del 2020 e le chiamate oggi sono sempre di più, tanto che stanno cercando altri volontari che possano entrare a far parte del gruppo.

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