Tigré: il conflitto oscurato dal mondo

Ciò che è sicuro del conflitto che infuria nel Tigré, regione etiope dissidente, è la mancanza di informazioni certe. Il governo centrale etiope ha infatti oscurato tutti i mezzi di comunicazione, dai telefoni fissi e mobili, a internet e ha imposto ai giornalisti il divieto di entrare nella zona. Altra certezza è la fuga di oltre 40mila rifugiati etiopi in Sudan dal 10 novembre.
Il presidente della regione del Tigré, Debretsion Gebremichael, ha rifiutato lunedì l'ultimatum lanciato domenica dal premier etiope, Abiy Ahmed, ai dirigenti della regione Tigrina, che dava loro 72 ore per arrendersi, mettendo fine a un conflitto che dura da tre settimane e che, secondo l'Onu, potrebbe produrre fino a 200mila sfollati. In risposta, il governo federale ha annunciato un'imminente offensiva sulla capitale regionale, Mekele.
In queste condizioni di assoluta confusione nell'informazione è impossibile stilare un bilancio delle vittime. Quello che è evidente è che si è arrivati a centinaia di morti e che i combattimenti non hanno l'aria di cessare. L'operazione militare del governo federale è stata lanciata tre settimane fa, per ristabilire la propria autorità.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha convocato un vertice urgente.