Violenze contro i migranti in Croazia: Commissione UE chiede a Zagabria di collaborare

I segni delle brutalità sul corpo di un migrante intervistato dal Danish Refugee Council a Velika Kladusa, Bosnia: accusa la polizia croata di percosse e violenze
I segni delle brutalità sul corpo di un migrante intervistato dal Danish Refugee Council a Velika Kladusa, Bosnia: accusa la polizia croata di percosse e violenze Diritti d'autore AP Photo
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Di Lillo Montalto Monella
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L’Ufficio del difensore civico UE ha annunciato l’apertura di un’inchiesta su possibili responsabilità della Commissione europea nel mancato rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati in Croazia

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Il Mediatore europeo ha accusato la Commissione europea di "cattiva amministrazione" e "mancanza di trasparenza". La questione è sorta quando la presidente della CE Ursula Von der Leyen ha detto al New York Times di aver scambiato messaggi di testo con il CEO di Pfizer Albert Bourla sull'approvvigionamento dei vaccini COVID-19.

Tali testi sono stati poi richiesti da un altro giornalista, ma la Commissione non ha fornito l'accesso alle informazioni.

Ora, il difensore civico ha chiesto alla Commissione europea di effettuare una ricerca più approfondita dei messaggi pertinenti.

Questa è stata la prima reazione del portavoce della Commissione, Eric Mamer: "Le regole della Commissione non dicono che bisogna usare questo o quel tipo di mezzo di comunicazione. Dicono che bisogna salvare i documenti quando è qualcosa di sostanziale legato alle politiche della Commissione Europea.... Ma non significa necessariamente che ogni sms, whatapp, etc che viene inviato debba essere conservato".

L'indagine del Mediatore ha rivelato che la Commissione non ha chiesto all'ufficio personale del presidente (gabinetto) di cercare messaggi di testo. La deputata olandese Sophie Int 't Veld afferma che la posizione della Commissione semplicemente non è in linea con lo spirito o la lettera di legislazione sulla trasparenza:

Così l'eurodeputata Sophie In 't Veld:  "Non c'è bisogno di essere un avvocato per vedere che si tratta semplicemente di un'interpretazione imprecisa, che semplicemente non è in linea con la legge. E ciò che trovo ancora più scioccante e preoccupante è la totale assenza di qualsiasi tipo di reazione da parte dell'Europa Parlamento, perché questo non dovrebbe essere un problema per un singolo eurodeputato o un attivista o giornalista. Questa è una questione istituzionale. Si tratta dell'obbligo del trattato, dell'obbligo democratico di trasparenza, di essere trasparenti nei confronti dei cittadini, di essere responsabili".

Il portavoce di Von der Leyen dice che risponderanno a tempo debito, entro la fine di aprile.

Mesi fa tutto ero cominciato così: 

L’Ufficio del difensore civico europeo ha annunciato l’apertura di un’inchiesta su possibili responsabilità della Commissione europea nel mancato rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati in Croazia.

Il fascicolo è stato aperto su sollecitazione di Amnesty International e riguarda le operazioni di frontiera finanziate dall’Unione europea.

Dai documenti visionati da Euronews emerge che, il 23 ottobre scorso, Bruxelles ha scritto alla Croazia esortando il governo locale a fornire chiarimenti e preannunciando una visita dal tenore ispettivo.

In una lettera inviata dalla commissaria agli Affari interni Ylva Johansson a Davor Božinović, vice premier e ministro degli Interni croato, la Commissione chiede di "condividere il numero di accuse che le autorità croate hanno ricevuto e indagato negli ultimi tre mesi, e a quante di queste è seguita un'azione di follow-up".

Spari, frustate e abusi sessuali sulla rotta balcanica

Sono state diverse, a partire dal 2017, le denunce di abusi e violenze contro la polizia di frontiera croata. I migranti sarebbero stati picchiati, frustati e perfino abusati sessualmente prima di essere respinti in Bosnia ed Erzegovina.

Trattamenti inumani includono la distruzione di telefoni ed effetti personali, l’obbligo di togliersi vestiti e scarpe e camminare per ore sulla neve o sui letti ghiacciati dei fiumi. Sono state segnalate anche ferite da armi da fuoco.

Simili violenze si ripetono, con modalità e intensità differenti, anche al confine greco, ungherese e rumeno.

Da qui passa la rotta balcanica. La Bosnia e la Serbia, che confinano con la Croazia, non sono paesi dell'Unione Europea. La Croazia è invece parte del blocco comunitario ma non dell'area Schengen.

Proprio l'accesso al regime di libera circolazione dipende anche dal rispetto dei diritti umani fondamentali alla frontiera.

Zagabria ha sempre negato ogni accusa di violenze.

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L'Ombudsman a Euronews: "Domande semplici alla Commissione, quasi giornalistiche"

"Con la nostra indagine, stiamo esaminando i finanziamenti concessi dalla commissione dell'UE alle autorità croate in relazione alla gestione delle frontiere. Le nostre domande sono molto semplici, quasi giornalistiche: chi, cosa, quando, come e perché. Che cosa è stato fatto, dove sono finiti i soldi, chi si è occupato di questo meccanismo", dice a Euronews la Mediatrice europea, Emily O’Reilly.

"Abbiamo il potere di ispezionare i documenti, analizzare la risposta della Commissione, che deve arrivare entro gennaio, e trasmetterla all'ente che ha presenta la denuncia (Amnesty). Una volta fatto ciò, se scopriremo che si tratta di un caso di cattiva amministrazione, faremo delle raccomandazioni alla Commissione Europea".

L'Ombudsman europeo, O'Reilly, indica che al momento l'indagine si concentra solamente sulla gestione dei fondi elargiti dalla Commissione e non riguarda né Frontex né l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO). L'Ombudsman croato è a conoscenza del dossier e avrà un ruolo attivo nell'indagine.

Secondo Clare Daly, un'europarlamentare irlandese, l'Unione Europea è a conoscenza delle violenze e, ciononostante, continua a finanziare le autorità croate. Questo, dice Daly, la renderebbe responsabile alla stregua di coloro che compiono queste azioni atroci.

Daly ha accusato l'Unione Europea di ignorare volontariamente le prove raccolte dalle tanti organizzazioni che monitorano la situazione al confine esterno UE, oltre a non aver predisposto alcun meccanismo di monitoraggio per garantire il rispetto dei diritti umani.

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Gli stipendi delle forze di polizia croate "sono in parte pagati dall’Unione europea. Dunque, è importante che si accerti perché la Commissione europea continui a consentire che i suoi fondi siano utilizzati senza pretendere il rispetto dei diritti umani”, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

Il sostegno dell'Unione alla Croazia per gestire meglio la migrazione e le frontiere proviene da due fondi dell'UE: 40,10 milioni di euro del Fondo per l'asilo, la migrazione e l'integrazione e 90,97 milioni di euro dal Fondo Sicurezza Interna.

A giugno, il Guardian ha rivelato che la Commissione ha tenuto nascosto agli europarlamentari dettagli sulla mancata spesa di denaro comunitario da parte di Zagabria per la supervisione degli agenti di polizia alla frontiera.

Un funzionario della commissione europea, in privato, ha detto al quotidiano britannico che questa rivelazione "sarebbe stata sicuramente vista come uno 'scandalo'".

L'ufficio del difensore civico europeo si aspetta una risposta da parte della Commissione entro il 31 gennaio. La richiesta di chiarimenti mira a stabilire la natura del meccanismo di controllo e il modo in cui la Commissione lo abbia verificato.

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Se ne è stato creato uno, come ne è stata verificata l'efficacia? E più in generale, in che modo la Commissione si assicura che le operazioni di gestione delle frontiere, pagate con fondi UE, garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali?

Le Ue chiede a Zagabria di inviare informazioni sull'obiettività delle indagini sugli abusi

Nella missiva inviata da Ylva Johansson alla Croazia nei giorni precedenti l'apertura dell'indagine dell'Ombudsman, si legge: "Le organizzazioni della società civile continuano a osservare e a presentare rapporti su casi di pushback e gravi violenze contro i migranti arrestati alla frontiera, rapporti molto preoccupanti".

"Mi piacerebbe", aggiunge Johansson, "ricevere informazioni supplementari sull'obiettività e l'imparzialità delle indagini [sugli abusi] e, più in generale, sul processo di indagine".

La visita della commissaria in Croazia è prevista per il mese di novembre.

Il difensore civico europeo si occupa dei casi di malamministrazione delle istituzioni europee. Indipendente e imparziale, cerca sempre la mediazione costruttiva con l'istituzione oggetto della sua indagine.

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Se il tentativo di conciliazione fallisce, l'Ombudsman può emettere delle raccomandazioni. Se l'istituzione - in questo caso, la Commissione UE - non dovesse accettarle, il difensore civico può presentare una relazione speciale al Parlamento europeo.

Le decisioni del Mediatore non sono giuridicamente vincolanti, si legge nella pagina dell'Ombudsman, ma il tasso di conformità alle sue conclusioni è elevato.

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