Emergenza Covid-19 in Svizzera, reparti quasi tutti pieni

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Di Debora Gandini
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Emergenza Covid-19 in Svizzera: tra pochi giorni reparti tutti pieni. Oltre 100 casi nuovi casi negli ultimi giorni. Particolarmente colpiti i cantoni francofoni. Preoccupa la situazione nelle terapie intensive. Militari in aiuto degli operatori sanitari

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Da settimane ormai la curva dei contagi da Covid-19 sta salendo vertiginosamente anche in Svizzera, travolta dalla seconda ondata. Ad essere sotto pressione sono alcuni cantoni francofoni, dove gli ospedali ormai sono quasi tutti al limite. Si rischia un collasso, secondo gli operatori sanitari locali tra pochi giorni tutti i posti letti potrebbero essere pieni.

Il primario di Terapia intensiva dell’ospedale di Neuchâtel ha fatto sapere che ha dovuto trasferire un paziente in condizioni stabili in un'altra struttura per far posto a un malato Covid in condizioni gravi. Nel suo reparto non c’è più posto. "Ormai è da giorni che siamo costretti a fare questo, sta diventando la prassi, l'Unità è sempre piena, non abbiamo altri posti."

Emergenza sanitaria e strutture quasi al collasso

I nuovi casi aumentano, oltre 100 mila le infezioni complessive negli ultimi quattordici giorni, con una media di 230 ricoveri giornalieri. "Siamo tutti molto stanchi e provati - racconta Jérémy Bouhelier, infermiere a capo dell’Unità di Terapia intensiva. Siamo esausti mentalmente e fisicamente, ci vuole energia ma siamo tutti sotto stress. Per fortuna c’è chi dice che stiamo facendo un ottimo lavoro.”

Intanto dal Consiglio federale, nei giorni scorsi, è arrivato il via libera per l’impiego di 2500 militari. Dovranno fornire un aiuto presso le strutture sanitarie. Nello specifico queste risorse, adeguatamente formate e preparate, dovranno assistere i pazienti nelle pre-diagnosi, occuparsi di screening dei casi sospetti di Covid e del trasporto dei pazienti infetti.

Sempre in Svizzera ha fatto discutere molto, nelle scorse settimane, una notizia: in caso di emergenza se si è positivi al coronavirus, essere curati o meno sarà prerogativa dei medici. In particolare, il protocollo prevede che, nell'ipotesi di sovraffollamento delle terapie intensive, la rianimazione sarà negata agli anziani ammalati, per poter dare spazio alle persone più giovani e con maggiore probabilità di esito positivo.

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