La campagna di Trump finisce nel parcheggio di un'azienda di giardinaggio accanto a un sexy shop

L'ex sindaco di New York e avvocato di Trump, Rudy Giuliani, nel corso della conferenza stampa convocata a Philadelpia il 7 novembre 2020
L'ex sindaco di New York e avvocato di Trump, Rudy Giuliani, nel corso della conferenza stampa convocata a Philadelpia il 7 novembre 2020 Diritti d'autore John Minchillo/Copyright 2020The Associated Press. All rights reserved
Diritti d'autore John Minchillo/Copyright 2020The Associated Press. All rights reserved
Di Lillo Montalto Monella
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La campagna elettorale per la rielezione di Donald Trump non poteva finire in modo più surreale: con il presidente che gioca a golf mentre i suoi avvocati tengono una conferenza stampa nel cortile di una ditta di giardinaggio accanto ad un dildo shop.

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La campagna elettorale per la rielezione di Donald Trump non poteva finire in modo più surreale: con il presidente che gioca a golf mentre i suoi avvocati tengono una conferenza stampa nel cortile di una ditta di giardinaggio, accanto ad un sexy shop chiamato Fantasy Island. 

Avete letto bene. Ma riavvolgiamo il nastro.

Ad un'ora dell'annuncio di fine corsa - con la vittoria di Joe Biden in Pennsylvania che gli ha consegnato le chiavi della Casa Bianca - Trump fa un annuncio su Twitter (uno dei pochi non censurati dal social network). Ci sarà una "grande conferenza stampa" al Four Seasons Total Landscaping di Philadelphia.

Il Four Seasons in questione però non è un lussuoso hotel, bensì un'azienda che si occupa di manutenzione di giardini nella periferia della città. Un errore di prenotazione? 

La famosa catena di alberghi si affretta a precisare ai giornalisti (e al mondo intero) che da loro non si sarebbe tenuta nessuna conferenza stampa. 

Su Twitter partono subito le battute. 

Lo slogan di Trump, Law and Order (legge ed ordine) si trasforma in "Lawn and order", ordine e giardino. C'è chi si è chiede se non si tratti del set per Borat 3, aspettandosi di veder apparire Sacha Baron Cohen da un momento all'altro.

I racconti dei reporter che si recano alla conferenza stampa, tenuta da Rudy Giuliani e Corey Lewandowski, manager della campagna Trump, sono grotteschi. 

L'evento inizia con un po' di ritardo. 

In quei momenti inizia a diffondersi la notizia che Biden è dato per vincitore delle presidenziali. Per Trump è finita, non gli resta che sperare nei tribunali.

Davanti ad un emiciclo di giornalisti radunatisi nel parcheggio dell'azienda di giardinaggio, Giuliani inizia a ripetere le accuse - infondate - di frode, sottolineando come in Pennsylvania gli ispettori non sarebbero stati abbastanza vicini agli scrutatori. 

Richard Hall, giornalista dell'Independent, scrive che il nocciolo della sua argomentazione sta proprio qui, in questa distanza di 6 metri tra ispettori e scrutatori ritenuta eccessiva. Niente di più. 

Come molti altri colleghi, non ricevendo prove sostanziali a supporto delle accuse, Hall prende e se ne va. Torna in centro, a Philadelphia, dove impazza la gioia della maggior parte della popolazione locale.

Fuori dal Four Season sbagliato, l'umanità è ricca e variegata. C'è un sostenitore di Trump in mutande che si mette ad inveire contro l'imprenditore ungherese George Soros, il burattinaio dietro questo ipotetico complotto per "rubare" le elezioni americane.

Poco più in là, dall'altro lato della strada, i supporter democratici si fann beffe dei loro rivali repubblicani.

Qualcuno su Twitter ironizza sul fatto che, in una delle recensioni della compagnia di giardinaggio, si legge: "Ho pagato per dei servizi che non sono mai stati completati. Il proprietario è disonesto, una frode. Non fateci affari". Parallelismi profetici con l'amministrazione Trump?

La ciliegina sulla torta è questa ultima performance di Rudy Giuliani. Quando gli fanno notare che tutti i network televisivi hanno fatto la "chiamata", assegnando la presidenza a Joe Biden, l'avvocato di Trump esclama:

"Tutti l'hanno indicato come presidente? Wooow! Tutti i network! Ci dobbiamo dimenticare della legge, i giudici non contano più? Non siate ridicoli, i network non hanno il potere di decidere le elezioni, questo potere ce l'hanno i tribunali".

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Peccato però che, fino ad ora, nessuna causa intentata dalla campagna Trump stia andando a buon fine. 

In Georgia, un giudice ci ha messo meno di 12 ore dalle richiesta dei legali del tycoon per archiviare il fascicolo. Idem in Michigan, dove il sogno di Trump di ribaltare il risultato del voto si è infranto dopo la prima, breve udienza preliminare.

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