Covid-19, l'Agenzia per la Salute USA: "Il virus può, qualche volta, trasmettersi nell'aria"

Il virus SARS-Cov-2 che causa il Covid-19 visto dal microscopio elettronico.
Il virus SARS-Cov-2 che causa il Covid-19 visto dal microscopio elettronico. Diritti d'autore AP/AP
Di Rafael Cereceda
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Con una lettera pubblicata su "Science", gli scienzati americani cercano di ottenere uniformità di giudizio sulla principale causa di trasmissione del contagio. E l'Agenzia statunitense per la Salute cambia (timidamente) opinione.

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I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) - di fatto, l'Agenzia USA per la Salute - hanno aggiornato la loro guida sui Coronavirus: ora ammettono che il virus può diffondersi anche da particelle che possono rimanere nell'aria per ore.

Il CDC ha sottolineato che lo stretto contatto con una persona infetta rimane, tuttavia, il modo più comune con cui il virus SARS-CoV-2 causa la diffusione del Covid-19, ma "a volte" può essere diffuso anche per via aerea.

"Alcune infezioni possono diffondersi per esposizione al virus in piccole goccioline e particelle che possono rimanere nell'aria per minuti o ore. Questi virus possono essere in grado di infettare persone che si trovano a più di sei piedi di distanza (circa un metro e 80 centimetri, ndr) dalla persona infetta o dopo che questa ha lasciato lo spazio comune", è scritto nella guida aggiornata del CDC.

"Circostanze particolari"

La nuova versione sottolinea solo che la trasmissione aerea è un possibile mezzo di trasmissione "in circostanze particolari":

- spazi chiusi, all'interno dei quali una persona infetta espone contemporaneamente persone a rischio;

- l''esposizione prolungata alle particelle respiratorie, spesso generate da uno sforzo respiratorio (ad esempio: grida, canto, esercizio fisico) che aumenta la concentrazione di goccioline respiratorie sospese nello spazio aereo;

- ventilazione o trattamento impropria dell'aria, che permette l'accumulo di piccole goccioline respiratorie e di particelle in sospensione.

E le attuali misure di prevenzione - soprattutto la distanza fisica e un'adeguata ventilazione - sono considerate sufficienti a prevenire l'infezione.

Gli scienziati avevano chiesto da mesi alle autorità di affrontare il potenziale di trasmissione del virus nell'aria.

La lettera degli scienziati

"Esiste una necessità urgente di uniformare i dibattiti sui modi di trasmissione dei virus in tutte le discipline per garantire le strategie di controllo più efficaci e fornire una guida chiara e coerente al pubblico".

Con un perfetto tempismo, questo è l'inizio della lettera aperta di diversi scienziati americani, convinti che l'avanti-indietro di notizie rimbalzate dai media possano creare persino più danni della pandemia stessa.

La lettera è firmata da scienziati di fama internazionale di diverse Università statunitensi, tra cui San Diego, Maryland e Virginia Tech ed è ispirata dalla professoressa Kimberly Prather, chimica atmosferica della San Diego University.

"Prove schiaccianti"

La polemica sul fatto che il Covid-19 sia trasmesso o meno tramite aerosol (si intende il sistema costituiito da particelle liquide) continua con la lettera pubblicata il 5 ottobre sulla rivista "Science", in cui gli scienziati affermano che ci sono "prove schiaccianti" che l'inalazione della SARS-Cov-2 "rappresenta una delle principali vie" di trasmissione della malattia.

Anche se c'è ormai unanime accordo sul fatto che il Covid-19 si trasmette attraverso grosse goccioline di saliva, che espelliamo quando tossiamo o starnutiamo, non c'è ancora unanimità se il contagio avvenga anche attraverso gli aerosol, cioè goccioline molto più piccole, che possono viaggiare più lontano e rimanere sospese nell'aria più a lungo.

Mascherine, sempre

Erik Jepsen/UC San Diego
La scienziata Kimberly Prather.Erik Jepsen/UC San Diego

I virus aerosol "possono rimanere sospesi nell'aria per molti secondi o ore, come il fumo, ed essere inalati" e sono "altamente concentrati vicino a una persona infetta, così possono infettare più facilmente i soggetti che si trovano nelle vicinanze", dicono gli scienziati.

Ma, in aggiunta, gli aerosol contenenti virus infettivi "possono anche viaggiare più di due metri e accumularsi in aria interna poco ventilata, portando ad eventi di iperdiffusione".

Pertanto, oltre all'uso della mascherina, alla distanza di sicurezza e agli sforzi necessari per l'igiene, i ricercatori esortano i funzionari della sanità pubblica a "comprendere l'importanza di spostare tutte le attività all'aperto, migliorare l'aria interna utilizzando la ventilazione e la filtrazione e aumentare la protezione per i lavoratori ad alto rischio".

È importante che le persone indossino le mascherine "in ogni momento, in edifici pubblici e in spazi ristretti", non solo quando non è possibile mantenere le distanze di sicurezza.

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Gli scienziati vogliono chiarire una volta per tutte che possiamo essere infettati per via inalatoria.

"Questa non è solo una questione accademica, ma contribuirà a ridurre la trasmissione del virus, se i funzionari della sanità pubblica forniranno una guida chiara e forte su questo," ha dichiarato Linsegy Marr, un altro firmatario della lettera, docente della Virginia Tech.

Lo scopo di questa lettera, ripete Kimberly Prather, "è chiarire che il virus della SARS-Cov-2 viaggia nell'aria e che le persone possono essere infettate per inalazione".

Ecco perché ritiene che sia "importante riconoscere" questa via di trasmissione "in modo che gli sforzi siano concentrati sulla pulizia dell'aria e su come evitare ambienti interni a rischio".

La comunità scientifica deve essere più chiara

Così scrivono gli scienziati: la comunità scientifica dovrebbe chiarire la terminologia usata in relazione agli aerosol e alle goccioline, e utilizzare una soglia di dimensione più moderna, piuttosto che quella esistente basata sulle opere degli anni Trenta.

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La proposta di distinguere tra aerosol e goccioline è di prendere la soglia di dimensione di 100 micrometri invece dei tradizionali 5 micrometri.

Questa dimensione - ritengono - "separa più efficacemente il loro comportamento aerodinamico, la capacità di essere inalati e l'efficacia degli interventi".

I funzionari della sanità pubblica "dovrebbero fare una chiara distinzione tra le goccioline espulse quando si tossisce o starnutisce" e gli aerosol che, dicono, possono trasportare il virus su distanze "molto maggiori".

I virus in aerosol di meno di 100 micron, affermano gli scienziati, possono rimanere nell'aria in uno spazio confinato per lunghi periodi di tempo e accumularsi in aria poco ventilata, portando alla trasmissione del contagio.

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