Una Brexit in salsa elvetica. Referendum in Svizzera sulla libera circolazione

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Una Brexit in salsa elvetica. Referendum questa domenica in Svizzera sulla libera circolazione

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La Svizzera agli svizzeri. Difficile resistere alla tentazione di riassumere col solito slogan sovranista il senso del referendum che si terrà nel Paese elvetico questa domenica.

Gli elettori infatti sono chiamati a rispondere sì o no al quesito se ai cittadini dell'Unione europea debba essere consentito di lavorare e vivere nel Paese oppure no; un voto che, ovviamente, potrebbe alterare drasticamente il rapporto della nazione con i suoi vicini, facendo saltare un discreto numero di trattati stipulati tra Ginevra e Bruxelles.

La Svizzera infatti, pur non essendo membro dell'UE, ha aderito ad alcuni dei suoi principi fondamentali, come la libera circolazione delle persone. Ciò significa che i cittadini dell'Ue oggi, ma chissà domani, possono vivere e lavorare in Svizzera (Paese che aderisce anche al mercato unico) e viceversa per i cittadini svizzeri in altri Paesi dell'Unione.

Il referendum denominato "iniziativa di limitazione" domenica 27 settembre, cerca di fermare la libera circolazione dei cittadini dell'UE in Svizzera, rendendo difficile per le aziende assumerli.

Il Partito popolare svizzero di destra (SVP) aveva previsto il voto per maggio, ma tutto è stato ritardato dalla pandemia COVID-19.

Gli elettori svizzeri decideranno il destino dei cittadini dell'UE che si trovano nei confini elvetici e inoltre voteranno per altri quattro referendum. Ovviamente anche i 460.000 cittadini svizzeri che vivono nell'UE non possono stare tranquilli.

Svizzera, una Brexit in salsa elvetica?

Alcuni l'hanno definita una sorta di Brexit svizzera poiché il Paese ha adottato in passato diverse disposizioni del diritto dell'UE attraverso trattati bilaterali, sebbene senza mai aderire all'Unione come invece avevano fatto i cugini di oltremanica.

La nuova iniziativa referendaria è stata proposta dall'UDC dopo che un altro voto referendario sull'immigrazione nel 2014 non è mai stato incorporato in una legge organica. In sostanza il 27, secondo i promotori, si vota per per avere quella stretta che gli elettori volevano già sei anni fa e che però non è mai arrivata. In quel referendum gli elettori avevano infatti auspicato la limitazione dell'immigrazione con le quote, come era prima degli accordi svizzeri con l'Unione europea ma nel 2016 il parlamento svizzero ha approvato una versione più flessibile del disegno di legge sull'immigrazione che non ha emesso quote, ma piuttosto ha incoraggiato le aziende ad assumere cittadini svizzeri. Ciò era in parte dovuto agli accordi bilaterali con l'Unione europea in una serie di settori come il commercio, l'agricoltura e il traffico aereo.

"Se la libertà di movimento venisse eliminata, probabilmente cadrebbero anche tutte le altre", ha detto a Euronews il professore dell'Università di Ginevra Pascal Sciarini. Si chiama "clausola ghigliottina" e spingerebbe la Svizzera in un isolamento notevole, atterrando il commercio che risentirebbe di frontiere chiuse, dazi ecc...

Se passa la stretta, se vince il sì quali conseguenze?

Se il referendum sull'iniziativa di limitazione dovesse essere sostenuto dagli elettori, il Consiglio federale svizzero dovrà porre fine all'accordo di libera circolazione con l'UE entro 12 mesi e se i negoziati falliscono, anche gli altri accordi verranno risolti.

L'UDC, l'Unione di centro, la destra svizzera, sostiene che con l'Ue ci saranno in futuro nuovi negoziati ma che la Svizzera non può sostenere il numero di immigrati che ospita attualmente. Quasi il 25% degli abitanti - 2,1 milioni di persone - sono stranieri, di cui la maggioranza (1,4 milioni di persone) proviene dall'Unione Europea e dal Regno Unito.

Ma siamo sicuri che alla Svizzera convenga il sovranismo autarchico? Non bisogna dimenticare, infatti che l'Ue è il principale partner commerciale del Paese.

Come reagiscono le persone?

Il Consiglio federale svizzero e il parlamento hanno raccomandato di votare "no" all'iniziativa, affermando che "metterebbe a repentaglio le relazioni stabili della Svizzera con il suo partner principale" e minaccerebbe "posti di lavoro e prosperità di fronte a grandi incertezze economiche".

La Swiss Trade Association ha sottolineato in una dichiarazione che si trattava di una "iniziativa di cessazione" che avrebbe danneggiato le piccole e medie imprese.

"Il networking internazionale è un fattore essenziale per il successo economico della Svizzera. L'economia svizzera guadagna un franco su due all'estero", ha affermato Daniela Schneeberger, vicepresidente dell'Unione svizzera delle arti e dei mestieri.

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Il Canton Vaud e diversi istituti di istruzione superiore hanno affermato in un comunicato che se l'iniziativa venisse approvata, "avrebbe conseguenze dirette per importanti progetti di ricerca".

La dichiarazione continuava: "In caso di successo, metterebbe fine a molti progetti di cooperazione internazionale e renderebbe molto difficile la collaborazione tra la Svizzera e l'Unione europea".

Gli altri referendum del 27 settembre

Ci sono altri quattro referendum previsti per il 27 settembre.

Gli elettori determineranno se spendere 6 miliardi di franchi (5,5 miliardi di euro) per l'aggiornamento degli aerei da combattimento; decideranno sul conferimento di due settimane di congedo di paternità, essendo la Svizzera uno degli unici paesi europei in cui non è garantito. Sarà anche chiesto loro di determinare se modificare la legge sulla caccia per consentire di controllare meglio le popolazioni di lupi e agli elettori verrà chiesto se ci dovrebbe essere un aumento della detrazione fiscale massima per l'assistenza all'infanzia.

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