Il Covid mette in ginocchio il paradiso dell'Algarve. A maggio +232% di disoccupazione

L'estate è all'apice, ma mancano i turisti. L'Algarve è in difficoltà. La regione del sud del Portogallo ha registrato infatti un aumento del 232% della disoccupazione a maggio 2020, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
Le aziende e i lavoratori soffrono a causa della pandemia di coronavirus. Dove una volta c'era abbondanza, ora c'è carenza. A causa di questa crisi profonda, c'è un cambiamento nel profilo sociale di chi chiede sostegno.
Cristina, 25 anni, ha un bambino, ora è in cassa integrazione e racconta: "Prima avevo una bella vita. Avevo uno stipendio, di circa 700 euro. Ma ora ci hanno ridotto l'orario di lavoro e siamo passati al part-time. E ho iniziato a ricevere meno del salario minimo".
Grazie a organismi come Refood (un'istituzione di azione "micro-locale", creata per recuperare il cibo in eccesso e darlo ai più bisognosi), l'impatto della pandemia è mitigato. A Faro, l'istituzione ha visto il numero di persone alle quali fornisce beni alimentari passare da 114 a 330, delle quali 96 sono bambini. "Abbiamo una nuova realtà", dice Paula Matias, coordinatrice di Refood a Faro. "Ora abbiamo sempre più persone di classe media che non si erano mai trovate prima in una situazione in cui sono costrette a chiedere aiuto o nella posizione di non essere in grado di sfamare i propri figli".
Secondo queste istituzioni, la crisi sta colpendo anche la quantità di donazioni. Ci sono meno contributi da parte di coloro che di solito danno soldi o cibo. Con il passare dei mesi né le persone né le aziende hanno le capacità che avevano prima di aiutare gli altri.