L'Egitto (ai ferri corti con la Turchia) manda l'Esercito in Libia per un'azione di dissuasione

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Elevata tensione in Libia, a seguito del voto col quale il Parlamento egiziano autorizza il Presidente Al-Sisi a schierare truppe se le forze appoggiate dalla Turchia intendano riconquistare Sirte

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Tensioni in aumento tra Egitto e Turchia, a seguito del voto col quale il Parlamento egiziano ha autorizzato il Presidente Al-Sisi a schierare le truppe in Libia contro le forze sostenute da Ankara.

Il Capo di Stato ha definito la città strategica di Sirte una "linea rossa", intimando che qualsiasi attacco alla città, che si trova vicino ai principali giacimenti di petrolio della Libia ed è nel mirino della Turchia, spingerebbe l'Egitto ad intervenire per proteggere i propri confini occidentali.

Anche il Parlamento libico ha esortato Al-Sisi ad inviare truppe in soccorso.

La Libia è attualmente divisa tra un Governo a Tripoli (GNA), sostenuto dalle Nazioni Unite, ed un altro ad est e nella parte meridionale, sotto l'egida del comandante militare Khalifa Haftar sostenuto proprio dall'Egitto. 

Una serie di vittorie da parte delle forze di Tripoli ha allarmato Il Cairo, che vede la presenza turca sul confine occidentale come una minaccia.

L'intervento egiziano, tuttavia, tenderebbe a destabilizzare maggiormente la Libia, tanto più che la disputa in atto è tra Turchia ed Egitto, ambedue alleati statunitensi. L'obiettivo è evitare una guerra aperta fra una nazione della Nato, la Turchia, e un'altra "amica" dell'Occidente.

Francia e Grecia, che rischiano di essere coinvolte, sono anch'esse schierate con Haftar, assieme ad Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia, contro la Turchia.

"Sarebbe il naufragio del dispositivo occidentale nel Mediterraneo, a tutto vantaggio della Russia, che ha già inviato, sotto finte insegne, i suoi cacciabombardieri a Sirte e Al-Jufra, oltre a un migliaio di mercenari della compagnia Wagner", scrive La Stampa. 

Settimana scorsa, il parlamento della Libia orientale che sostiene Khalifa Haftar ha dichiarato di aver accettato un intervento dell'esercito egiziano in caso di minaccia alla sicurezza di entrambi i paesi. Il GNA ha descritto la posizione egiziana come una "dichiarazione di guerra".

AP/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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"Nell'autorizzazione concessa dal Parlamento egiziano, si fa esplicito riferimento al diritto dell'Egitto di perseguire queste milizie islamiste armate e i cosiddetti terroristi stranieri, facendo riferimento ai numerosi mercenari che la Turchia ha inviato a Tripoli", indica David Rigoulet-Roze, ricercatore associato dell'IRIS, l'Istituto di Relazioni Internazionali e Strategiche di Parigi.

Stabilire una "logica di dissuasione"

L'Egitto condivide un confine poroso ad ovest, in pieno deserto, con la Libia in guerra. 

La votazione del parlamento egiziano, che si è svolta a porte chiuse, è avvenuta il giorno dopo l'incontro del presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sissi con il Consiglio nazionale di difesa, di cui fanno parte il presidente del Parlamento, il ministro della Difesa, il ministro degli Esteri e i comandanti dell'esercito.

"Nei suoi ultimi discorsi, il presidente Al-Sisi dice che l'esercito egiziano è il più potente in Africa", aggiunge l'analista David Rigoulet-Roze. "Si tratta di una maniera di fissare una data, poiché l'impegno egiziano è più o meno previsto. Vuole anche dimostrare al presidente Erdogan che la determinazione dell'Egitto è completa, esattamente equivalente a quella della Turchia". 

"È un modo per stabilire una logica di dissuasione e di equilibrio efficace su questo fronte".

Egitto/Turchia, relazioni a un punto morto

Le relazioni tra Egitto e Turchia sono costantemente peggiorate dal 2013, quando al-Sisi guidò il rovesciamento militare di Mohamed Morsi, leader islamista che godeva del sostegno della Turchia. 

Il Presidente turco aveva accusato le autorità del Cairo di essere responsabili della morte dell'ex capo dello Stato leader, membro dei Fratelli musulmani, avvenuta nel giugno 2019.

La linea rossa di Sirte

A giugno, dopo l'avanzata delle forze del GNA contro le forze del maresciallo Haftar sul campo, il presidente egiziano ha proposto un cessate il fuoco, il ritiro dei mercenari e lo smantellamento delle milizie in Libia. Ankara e il GNA hanno respinto il piano.

al-Sisi aveva avvertito che qualsiasi avanzata verso est delle forze del GNA avrebbe potuto innescare l'intervento militare egiziano. Tripoli stava infatti spostando le truppe verso Sirte. 

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Il Cairo considera Sirte, che apre l'accesso ai giacimenti di petrolio libici, come una "linea rossa". 

La situazione in Libia è stata al centro di una conversazione telefonica lunedì scorso tra al-Sisi e il presidente americano Donald Trump, come indica la presidenza egiziana.

I due uomini hanno accettato di "mantenere il cessate il fuoco in Libia ed evitare un'escalation, in modo da poter avviare negoziati per una soluzione politica", aggiunge la stessa fonte.

Dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è sprofondata in un caos complicato dalla crescente presenza di attori internazionali.

"Il Pentagono spinge per un sostegno aperto al governo di Al-Sarraj, con l'obiettivo di impedire il trinceramento di Vladimir Putin in Libia, una replica di quanto successo in Siria a partire dal 2015

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"Con Bashar al-Assad saldo al potere a Damasco, nonostante sanzioni sempre più dure, e un erede di Muammar Gheddafi al potere in Libia, per Washington sarebbe un doppio smacco. Trump però ha puntato in Medio Oriente sull'asse Egitto-Emirati-Arabia Saudita. Non può scaricare Al-Sisi. Deve convincerlo a non farsi inghiottire dalle sabbie libiche".

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