Ungheria, corsie svuotate per far posto a nuovi pazienti

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Il governo libera 40.000 letti mandando a casa malati cronici e lungodegenti. Alcuni non ce l'avrebbero fatta, secondo le famiglie che parlano di "eutanasia di massa"

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L'Ungheria si prepara alla crescita rapida del numero di contagi da coronavirus, e libera interi reparti d'ospedale per far posto a nuovi pazienti. Secondo il ministro della Sanità, in questi giorni verranno resi disponibili 40.000 letti, ovvero il 60 per cento del totale nazionale. Oltre a facilitare l'accesso ai potenziali casi positivi, la misura punta anche a evitare che il virus possa diffondersi negli ambienti ospedalieri, dove sembrerebbe potersi facilmente moltiplicare.

Per molti pazienti il ritorno a casa è un incubo

Per molti pazienti il rientro a casa si è trasformato in incubo. Jozsefine Ambrozy, infermiera per 40 anni, ci è tornata pochi giorni dopo aver subito l'amputazione di una gamba. E ora spiega la paura di vedere complicarsi il quadro clinico senza poter contare sulla presenza dei medici. "Meglio il suicidio, che una cosa del genere", dice.

"Eutanasia di massa"

Storie come questa circolano a decine sui social media: una donna lamenta di non riuscire a occuparsi del marito malato di demenza senile e su una sedia a rotelle, altri accusano il governo Orbàn di aver pianificato una vera e propria eutanasia di massa.

Accuse che l'esecutivo non raccoglie. Cecilia Muller, responsabile nazionale dell'Ordine dei medici: "Ora abbiamo la metà dei letti disponibili, e secondo i dati le persone dimesse in anticipo non sono state così tante come si crede generalmente" Il governo promette inoltre entro maggio la messa in funzione di 8000 ventilatori polmonari.

Problema senza soluzione

Zoltan Siposhegyi, Euronews: "È un problema finora senza soluzione. Una volta a casa i pazienti dimessi sono esposti allo stesso rischio delle proprie famiglie, a meno che non si assuma un'nfermiera, cosa questa economicamente impossibile per molti. La cosa più semplice è quella di restare a casa coi malati, ma così si rischia di non poter andare al lavoro, e rendere ancora più difficile la vita durante la pandemia da coronavirus".

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