Coronavirus, perché solamente in Italia si litiga sul MES

Coronavirus, perché solamente in Italia si litiga sul MES
Diritti d'autore Un cartello di protesta contro il MES (ESM, in inglese) in Germania, nella città di Karlsruhe, nel settembre 2012. Si legge: "Non diamo all'ESM una possibilità" - AFP
Diritti d'autore Un cartello di protesta contro il MES (ESM, in inglese) in Germania, nella città di Karlsruhe, nel settembre 2012. Si legge: "Non diamo all'ESM una possibilità" - AFP
Di Lillo Montalto Monella
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Breve guida ad un dibattito sterile, solamente italiano, sull'unico modo che ha l'Italia di trovare dei soldi: indebitarsi.

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C'è una discussione, estremamente tecnica, che non si aggira affatto come uno spettro per l'Europa. È l'italianissima lite politica sul MES, il "fondo Salva-stati". Un "dibattito incomprensibile" (definizione del presidente del Parlamento europeo Sassoli) di cui non si trova traccia negli altri Paesi europei.

Per far fronte alla crisi dovuta al coronavirus, "non usiamo il MES, usiamo i coronabond" dice il Movimento 5 Stelle. No sia ai coronabond che al MES, la via è un'altra, la posizione della Lega.

Si dimenticano tutti di dirci, però, che MES o euro/coronabond hanno in comune un aspetto fondamentale: sono entrambi debito pubblico. Solo che uno dei due esiste, l'altro no. Ne parliamo con Filippo Taddei, professore associato di economia internazionale alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies (SAIS).

Partiamo da una premessa: nessuno ci dà soldi gratis

L'emergenza Covid-19 provoca un aumento delle spese e una contrazione delle entrate. Per trovare i soldi, non c'è altro modo che ricorrere a dei prestiti, aumentando il debito. Guarda un po', sia MES che coronabond sono due prestiti.

Con il MES, è l'Italia a prendere a prestito dei soldi. 36 miliardi per le spese sanitarie. Li prende a prestito come Italia e li ripaga come Italia ma a tasso agevolato, ovvero tra lo 0 e lo 0.5% in 20 anni. Un tasso migliore rispetto al 2% sui titoli del debito decennale (già, perché con uno spread oltre i 200 punti base, se oggi l'Italia chiedesse soldi ai mercati per le sue spese, lo farebbe pagando il 2% in più della Germania).

Il risparmio, usando il prestito del MES, è quantificabile in un miliardo di euro all'anno. "Un miliardo che praticamente l'Europa ci regala facendoci uno sconto sul tasso di interesse", indica Taddei. "Che sia abbastanza o meno, questo è un altro discorso. Prendo a prestito 100 e ripago poi 100".

Con i coronabond - uno strumento che ancora non esiste - prenderemmo sempre dei soldi a prestito. Ma non come Italia, bensì come Europa. La UE metterebbe tutto il denaro in un fondo comune, e lo redistribuirebbe ai suoi membri in base alle necessità. "Con questo eurobond, se l'Europa prendesse a prestito 100, e l'Italia ci mettesse 17, magari il nostro Paese riceverebbe 22 o 23 in quanto quello più colpito, ma non certo 80. Sempre di prestito si tratta, anche se magari ad un tasso più basso", continua Taddei.

Detto questo, un dato di fatto: il MES c'è già, i coronabond no. Si deve trovare un accordo, discutere della loro emissione, di come redistribuire le risorse, di come metterli sul mercato. Niente di immediato, insomma, questione di parecchi mesi SE si raggiungesse una quadra. Ma l'Italia ha bisogno di liquidità subito.

La metafora delle misure scritte sulla sabbia

In Europa, al momento, si discute di cinque strumenti finanziari per reagire al coronavirus:

Per capire dove si può trovare il denaro necessario alla "Fase 2", Taddei usa una metafora.

Il Recovery fund, una grande colletta per gestire insieme la ripartenza, è una proposta scritta sulla sabbia. Non c'è ancora nulla di concreto. Peggio va ai coronabond: "qualcosa che non si è ancora scritto sulla sabbia, ma di cui si discute camminando sulla spiaggia".

Quanto al SURE, il meccanismo da 100 miliardi per rimpolpare la cassa integrazione, "sono fondi teorici scritti su un pezzo di carta".

"Tornati a casa dalla passeggiata, incontriamo il giardiniere, che è la BEI, e ci dice che può intervenire. Con i suoi tempi, qualche mese, ma può farlo". E qui parliamo di garanzie per circa 200 miliardi di euro di prestiti concessi alle piccole e medie imprese dalla Banca europea per gli investimenti.

Alla fine entriamo in casa, e lì ci troviamo davvero di fronte alla persona che gestisce l'economia domestica, il nostro compagno o la nostra compagna. Le diciamo: "Siamo disperati, dacci una mano". Ebbene, questo è il MES.

E allora perché se ne parla solamente da noi?

Il governo italiano è strutturalmente lento nel suo agire. Pensiamo all'erogazione dei 600€: i soldi magari arrivano, ma sempre tardi. La cassa integrazione, anche in deroga, viene bonificata con un ritardo tra 45 e 60 giorni.

"Di fronte ad una necessità di sostegno, le persone si guardano intorno. E si chiedono: perché quella grande istituzione là fuori, la UE, non ci aiuta? Ecco che l'inefficienza italiana si scarica su Bruxelles".

E poi c'è la retorica politica. In Italia, la maggioranza della popolazione vota ormai partiti con una retorica anti-europea: Lega, Fratelli d'Italia e M5S.

Ribadendo il suo "no definitivo" al MES, il ministro dello Sviluppo economico, il grillino Patuanelli, ha invitato a non alimentare un "dibattito surreale su qualcosa che non esiste".

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Il Movimento 5 Stelle, ritrovatosi al governo, "ha dovuto cercare di conciliare la sua retorica anti-UE con la richiesta di sostegno all'Europa. E così si è creato un cortocircuito retorico".

"Di fronte ad un prestito, anche se offerto a condizioni favorevoli, si dice: 'eh no, non vogliamo soldi in prestito, regalateceli'. Si tratta però di un argomento fragile", continua Taddei. "Si può discutere dell'entità dei programmi, se sono sufficienti, se troppo tardivi, ma il problema qui è proprio l'inquadramento del discorso".

"Si innesta tutto su un tratto latente della cultura italiana figlio del cattolicesimo, ovvero: se uno ti presta dei soldi, c’è qualcosa di sbagliato, è uno strozzino che approfitta delle difficoltà degli altri. Un paradosso storico, per il Paese che ha inventato le banche e il prestito. Nel loro discorso retorico, Fratelli d'Italia e Lega stanno puntando su questo tratto dell'Europa matrigna che ci presta i soldi e poi li rivuole indietro".

Se chiedessimo soldi sul mercato, avremmo un tasso di interesse parecchio più alto. In Europa però ci farebbero risparmiare un miliardo di euro all'anno. Una forza di governo normale direbbe: bene, no?
Filippo Taddei
Associate Professor of International Economics alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies (SAIS)

Ci indebiteremo di sicuro. La questione è solamente: come ci indebiteremo?

Anche altri Paesi hanno partiti euroscettici, da Vox fino al Rassemblement National di Marine Le Pen. Perché allora del MES si parla con così tanta acrimonia solo da noi? "Perché per l'Italia è una questione molto più urgente, siamo il malato d'Europa. Tutti gli spread dell'eurozona sono cresciuti negli ultimi giorni, ma il nostro debito più degli altri. Abbiamo più problema di gestione della sostenibilità, questa pandemia potrebbe scatenare una crisi del debito in Italia", ritiene Taddei.

"Per gli altri sovranisti europei, la questione del MES è già archiviata. 'Il MES è un fondo europeo', dicono, 'che gli stati in difficoltà vadano lì e si prendano i soldi di cui hanno bisogno'".

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"Non capiscono il problema anche perché la capacità di emettere debito, in questi Paesi, è superiore alla nostra. Se nell’arco di una settimana da noi l'interesse sale dello 0.5%, altrove il debito aumenta in modo molto più controllabile. E così non ci si occupa di una cosa non impellente, rimane una questione tecnica per economisti".

Taddei conclude con una riflessione. Tra le buone idee e le proposte di legge c'è un salto. Tra le proposte di legge e le leggi approvate, c'è un altro salto. Tra le leggi approvate e il cambiamento della vita delle persone, c'è ancora un altro salto. "Il MES è l’unica cosa che abbiamo, oggi. Sì, è un problema, è verosimilmente troppo poco, ma è l'unica rete di protezione mentre camminiamo sulla fune sperando che non si spezzi".

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