Convivere con il coronavirus in futuro? Una possibilità non remota

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Di Cecilia Cacciotto
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Avremmo dovuto mettere in quarantena a livello europeo chiunque arrivasse da Hubei. Adesso che il virus è qui potrebbe rimanerci e dovremmo abituarci a convivere

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Coronavirus, uno sconosciuto con cui forse saremo costretti a convivere in futuro. Forse il virus si estinguerà, forse no e in questo caso i trattamenti per le polmoniti dovranno includere tra i virus scatenanti anche il Covid-19.

Una proiezione per un futuro prossimo che non è ancora una profezia, di certo c'è che a oggi, giovedì 27 febbraio 2020, in Italia  sono stati fatti 10 mila tamponi e 500 casi sono risultati positivi contro i soli 400 tamponi della Francia, per fare solo un esempio.  Insomma, l'Italia fa la parte del medico zelante in Europa ma quello che veramente è mancato è un approccio europeo comune. A sottolinearlo il  direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti.

"L'Italia è stato uno dei primi Paesi a bloccare i voli da e per la Cina, ma di fatto cinesi e no da quella zona sono comunque arrivati. Idealmente bisognava mettere in quarantena chiunque arrivasse da quelle zone  a livello europeo".

foto euronews
Matteo Bassetti, infettivologofoto euronews

L'Europa non si è organizzata perché si è sottovalutata la portata del Covid-19?

"In realtà non c'è una struttura che renda possibile mettere in rete e coordinare  i vari sistemi sanitari dei paesi europei. Un limite della nostra Unione europea che dovrà servirci come esperienza su cui lavorare per il futuro".

Una priorità per l'infettivologo. Questa volta l'Europa ha agito in ordine sparso.

L'Italia ha fatto un numero esagerato di tamponi, ma poi tutti i casi - positivi, positivi senza sintomi, malati gravi - sono stati conteggiati insieme. Da qui anche il numero più elevato di casi.

Non nascondiamoci dietro un dito, "il virus è arrivato in Europa un mese e mezzo fa, quando per la prima volta sono stati registrati dei casi. E in quaranta giorni di ricerche e studi, il virus non solo si è propagato ma ai nostri scienziati sta dicendo molte cose. Come prima cosa, sottolinea Bassetti "se in un Paese si registra una maggior frequenza di infezioni alle vie respiratorie e non c'è una spiegazione bisogna fare un'indagine epidemiologica.

Convivere con il coronavirus più che un'eventualità

"Malgrado il tasso di letalità elevato in Cina, intorno al 2,3%, la percentuale sembra rivelarsi molto più bassa in Italia e in Europa  - dice Bassetti - si attesterà tra lo 0,4% e lo 0,8%; non è quindi così aggressivo come  sembrava e potrà iniziare una coabitazione, per quanto turbolenta, che ci porterà a considerarlo come potenziale agente patogeno di polmonite".

C’è chi dice che è poco più di un'influenza chi il contrario, abbiamo l’impressione che neanche la scienza ci stia capendo un granché.

"Mi affido ai numeri e i numeri ci dicono che in Cina  progressivamente il tasso di letalità e la gravità dell'infezione è andato scemando perché i cinesi piano piano hanno capito l'infezione e come andava gestita, mi riferisco alla ventilazione a farmaci antivirali usati per altre infezioni; dobbiamo riconoscere che il sistema sanitario della provincia di Hubei è andato completamente in tilt, questo sì. Ma fuori dalla Cina la forbice si riduce a 0,4%-0.8%. Questo è un dato assoluto, bisogna poi vedere quanti sono morti effettivamente per il coronavirus".

Portatori sani, persone infette casi positivi, una gran confusione

Parole che si rincorrono da giorni ma che finora non sono riuscite a rassicurarci. E tra il mare di parole, Bassetti cerca di mettere dei paletti per sottolineare ancora una volta la differenza tra eventuali portatori sani, pazienti positivi e pazienti infetti.

"Nel caso del Covid-19, non parlerei di portatori sani, ci sono però tre categorie di persone: soggetti che chiamerei "untori"che non hanno sintomi, hanno il virus e attraverso la saliva possono infettare gli altri ma su cui la malattia ha un decorso blando;  poi ci sono i casi conclamati in cui, secondo la  definizione stessa dell'Oms, i sintomi della malattia sono evidenti - c'è la febbre e le difficoltà respiratorie, eppoi ci sono le persone venute a contatto con il paziente infetto. Questi casi risultano positivi a un eventuale tampone, anche se non hanno alcun sintomo e magari non lo svilupperanno mai".

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