Sebastião Salgado e il Pianeta Terra. Un amore in bianco e nero

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Di Frédéric PonsardEuronews
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Grido di dolore e amore per uomo e natura di Sebastiao Salgado, in mostra alla Sucrière di Luone. In 200 scatti in bianco e nero, 8 anni di lavoro e dedizione di @SSalgadoGenesis per il futuro del nostro pianeta

Un omaggio in 200 scatti alla Terra che sfugge alla modernità

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Un tempo deposito industriale, oggi luogo d'arte, La Sucrière di Lione ospita la mostra Genesis di Sebastião Salgado. Più di otto anni di lavoro - e una trentina di viaggi in tutto il mondo - per un appassionato omaggio in in oltre 200 scatti in bianco e nero, che il fotografo brasiliano ha reso al nostro pianeta. "Una mostra come Genesis parla della Terra, degli animali che popolano la Terra... Ma continuo a fotografare anche l'uomo - ci dice Sebastião Salgado -. Ho da poco finito in Amazzonia un lavoro con le comunità indigene e lo spirito è esattamente lo stesso. L'uomo non è che una delle tante specie che abitano il nostro pianeta. In fin dei conti un animale come gli altri...". 

© Sebastião SALGADO / Amazonas images© Sebastião SALGADO / Amazonas images

Salgado e il Pianeta Terra: un amore in bianco e nero

Specie selvagge, terre lontane, luoghi incontaminati. Salgado si è spinto ai confini della civiltà, per posare il suo sguardo su animali e paesaggi, finora scampati alla contaminazione della società moderna. "Dopo un lavoro su una miniera d'oro, che avevo realizzato in Brasile nel 1986, e poi pubblicato l'anno dopo - racconta ancora Salgado - tutte le riviste sono tornate al bianco e nero. Era una storia talmente forte, ed è stata ripresa da così tante grandi testate, che mi ha regalato un'enorme visibilità e ha così rilanciato la moda della fotografia in bianco e nero. Ed è proprio grazie a questo ritorno di fiamma, che ho poi continuato su questa scia, senza mai tornare al colore". 

© Sebastião SALGADO / Amazonas images© Sebastião SALGADO / Amazonas images

L'appello di Salgado al mondo: "Serve un ritorno alla terra"

Il bianco e nero, dunque, come marchio di fabbrica. Salgado punta però il suo obiettivo anche su popoli e comunità che ancora sfuggono alla mondializzazione, come in alcune remote regioni africane. Un viaggio in immagini, che impone una riflessione sullo stato del nostro pianeta. "E' necessario un ritorno alla Terra - l'accorato appello del fotografo brasiliano -. Un ritorno al nostro Pianeta. Lo so che l'uomo non vivrà più nelle caverne o nelle foreste, ma si impone almeno una riconciliazione 'spirituale' con il nostro pianeta. L'ecologia è diventata oggi un argomento retorico, un fenomeno puramente 'urbano'. La COP21 di Parigi risale ormai a cinque anni fa e di tutto ciò che è stato proposto, niente è stato poi concretamente fatto. E sapete perché? Perché non sono stati invitati i contadini, le persone veramente legate alla terra, al Pianeta... E' stata solo una riunione fra elite urbanizzate". 

© Sebastião SALGADO / Amazonas images© Sebastião SALGADO / Amazonas images

Resuscitare una vecchia fattoria, piantando milioni di alberi: la crociata verde di Salgado

Viscerale il legame di Salgado con l'Amazzonia. Per lei, insieme alla moglie Lelia, vent'anni fa si è lanciato in un'impresa da titani: riportare alla vita l'ecosistema della vecchia fattoria di suo padre, piegato da deforestazione e colture intensive. "Abbiamo piantato due milioni e mezzo di alberi, anche un po' di più: 2 milioni e 700.000. Ora ci apprestiamo a piantarne ancora un milione - racconta Salgado -. La terra era esausta, morta, privata di ogni risorsa. E oggi ha ritrovato la sua ricchezza, la sua fertilità. E' il momento di piantare nuovi alberi che la abiteranno per i prossimi 500, 1000 anni. Degli alberi che per crescere hanno bisogno di una buona terra". Una battaglia che, a 76 anni, continua ad animare Salgado nel suo impegno da uomo e fotografo. Per vedere la sua mostra Genesis a Lione, c'è tempo fino al prossimo 10 maggio. 

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