Abbiamo incontrato una vittima di violenza da parte del partner, che ci spiega come, durante il processo, si sentiva trattata come un "oggetto di scena", non come un essere umano
Alcuni attivisti ungheresi chiedono la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne. L'anno scorso 27 donne sono state uccise dal loro partner o ex partner in soli 8 mesi. Ogni cinque donne in Ungheria, in parole povere, una ha subito abusi fisici dal proprio partner.
Le ong per i diritti delle donne pensano che il cambiamento debba venire dall'alto, come ci spiega la presidente di "Women for Women against Violence" NANE, Judit Wirth:"Se le leggi attuali fossero applicate in modo efficace dalle autorità, la situazione migliorerebbe notevolmente.
Erika Renner è stata aggredita, drogata e mutilata dal suo ex amante. Il procedimento penale si è protratto per sei anni e senza il suo intervento si sarebbe arrivati all'archiviazione. Dice che le autorità non hanno un'empatia di base e non tengono conto della situazione delle vittime. Questo atteggiamento scoraggia chiaramente le vittime dal presentare una denuncia.
Secondo l'attivista per i diritti delle donne Wirth, la colpa di ciò non può essere attribuita a chi lavora nella magistratura, nella polizia o nella sfera sociale. "La lotta contro la violenza sulle donne è una professione a sé stante", dichiara ai nostri microfoni. "Le persone che lavorano in questo campo non ricevono alcuna formazione - si può chiaramente vedere il risultato nella pratica quotidiana".
Il governo ungherese in passato offriva formazioni specifiche sul tema, per la polizia e la magistratura. Dopo la crisi migratoria, però, hanno deciso che queste ong sono portatrici di un'ideologia contraria agli interessi dello Stato ungherese.