Il presidente del governo spagnolo e segretario del Partito Socialista affronta una nuova tornata elettorale, la quarta in 4 anni.
In carica per 8 mesi e mezzo dopo aver ottenuto la fiducia del parlamento e battuto l'ex presidente Mariano Rajoy, Pedro Sanchez, capo del governo in carica nonchè segretario del Partito Socialista Operaio spagnolo, il 28 aprile convoca elezioni generali dopo aver perso un voto chiave sulla legge di bilancio.
"Abbiamo solo due possibilità - dichiaro' Sanchez in conferenza stampa - non fare niente e andare avanti senza una legge di bilancio o indire nuove elezioni e dare agli spagnoli la possibilità di scegliere. Io ho scelto la seconda opzione".
Le elezioni i socialisti le vincono, ma non ottengono la maggioranza assoluta in Parlamento. Inizia allora il gioco delle alleanze: prima Sanchez ci prova con Unidas Podemos, ma sono troppe le diversità di vedute con il suo leader Pablo Iglesias e la coalizione di sinistra muore prima ancora di nascere.
Neanche i conservatori del Partito Popolare di Pablo Casado corrono in soccorso del leader socialista negandogli un'astensione in aula che gli avrebbe permesso di varare il nuovo esecutivo di minoranza.
Una maggioranza progressista sarebbe per Sanchez l'unico modo per guidare il parlamento senza intoppi, ma a ingarbugliare le cose arriva il complicato dossier catalano.La durissima sentenza di condanna dei leader indipendentisti da parte della Corte Suprema spagnola ne fa il vero banco di prova elettorale.