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Siria: i rischi dell'offensiva turca per Erdogan, dal Pkk all'Isis

Siria: i rischi dell'offensiva turca per Erdogan, dal Pkk all'Isis
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Di Euronews Agenzie: Reuters
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Stando agli analisti turchi l'operazione, anche se limitata alla creazione di una safe zone nel nord del Paese, costringerà il presidente turco ad affrontare diversi problemi

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L'offensiva militare della Turchia nel nord della Siria è arrivata al terzo giorno. L'operazione, stando ad alcuni analisti turchi, espone Erdogan a diversi rischi, anche se dovesse limitarsi alla creazione di una safe zone nella striscia di territorio di circa 120 chilometri che comprende le aree strategiche intorno a Ras al-Ain e Tal Abyad.

Un prezzo alto in termini di vite umane potrebbe scatenare critiche in patria, dove la popolarità del presidente turco è in calo a causa della crisi economica che ha fiaccato il paese. Inoltre l'offensiva, stando a Haldun Yalcinkaya, esperto turco in relazioni internazionali, rischia di dare nuovo slancio alle forze curde, in particolare al Pkk in Turchia.

"I militanti curdi stanno riprendendo forza - dice Yalcinkaya -. La Turchia può sconfiggere nuovamente il PKK, ma non può garantire che non continui a tornare".

Un altro problema è legato alla gestione dei circa 11mila miliziani dell'Isis detenuti nei campi controllati dalle forze curde nel nord della Siria.

Leggi anche | Curdi, cento anni di lotte e promesse mancate

"La Turchia ha accettato di assumersi la responsabilità dei prigionieri, di sottoporli a processo e di gestire la loro detenzione - spiega Selcuk Colakoglu, direttore del centro turco per gli studi Asia-Pacifico -. Non in Turchia, ma più probabilmente in prigioni costruite nella 'safe zone'. Si tratterà comunque di un problema in più da gestire sul campo".

Stando all'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria le forze turche finora hanno conquistato una decina di località minori nell'area di Ras al-Ain e Tal Abyad.

Ieri Erdogan ha minacciato di aprire le porte a 3,6 milioni di rifugiati se l'Europa continuerà a bollare l'operazione turca in Siria come un'occupazione militare. Nel 2016 Turchia e Unione europea hanno siglato un accordo per limitare l'arrivo di migranti in Europa lungo la rotta balcanica: Ankara ha accettato di farsi carico della gestione dei migranti in cambio di un finanziamento di 6 miliardi di euro da Bruxelles.

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