Onu, la lotta ai cambiamenti climatici fra buoni propositi e poco impegno

Onu, la lotta ai cambiamenti climatici fra buoni propositi e poco impegno
Di Simona Zecchi
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Zero emissioni entro il 2050. E' l'impegno preso da leader mondiali e imprese che hanno partecipato all'incontro straordinario sul cambiamento climatico organizzato dalle Nazioni Unite lunedi, Settentasette Paesi, 102 città e 93 imprese in tutto

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Zero emissioni entro il 2050. È l'impegno preso da leader mondiali e imprese che hanno partecipato all'incontro straordinario sul cambiamento climatico organizzato dalle Nazioni Unite, Lunedì 24 settembre: 77 Paesi, 102 città e 93 imprese in tutto.

Secondo gli esperti Onu, bisognerà almeno triplicare gli sforzi sulla riduzione delle emissioni per rispettare gli obiettivi dell'accordo di Parigi siglato nel 2015 e dal quale si è sfilato Donald Trump. Le voci fuori dal coro soprattutto Trump e Bolsonaro hanno però tenuto banco con il focus sulla questione sovranista cara a entrambi. Bolsonaro ha mosso una feroce critica contro il concetto di Amazzonia che gli altri Paesi hanno secondo lui:

"È un errore affermare che l'Amazzonia è patrimonio dell'umanità e un malinteso, confermato dagli scienziati, dire che le nostre foreste amazzoniche sono i polmoni del mondo... alcuni Paesi, invece di aiutarci, hanno seguito le bugie dei media e agito in modo irrispettoso contro di noi, con uno spirito colonialista".

Quella del tycoon americano, invece, è stata una presenza non prevista, dato che aveva deciso di non partecipare al vertice. Salito sul palco dell'assemblea, Trump ha chiarito il suo concetto di nazione e popolo senza fare riferimento al tema del giorno, la lotta ai cambiamenti climatici:

"Se volete libertà siate orgogliosi del vostro Paese. Se volete democrazia sostenete la vostra sovranità e se volete la pace dovete amare la nazione in cui vivete. Il futuro non appartiene ai globalisti appartiene ai patrioti", ha affermato.

Emmanuel Macron, dal canto suo, ha ricordato ai colleghi la necessità di includere il climate change nelle loro politiche commerciali e l'esigenza di continuare i negoziati fra Usa e Iran. Ma è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel la vera eccezione all'interno dell'Unione europea. La Merkel ha infatti confermato un piano da 54 miliardi di euro per ridurre nel prossimo decennio le emissioni di anidride carbonica del 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990. Merkel ha anche annunciato che la Germania chiuderà tutte le sue centrali elettriche a carbone entro il 2038, cercando di raggiungere l’obiettivo ancora prima.

La Turchia che, insieme a India e Cina, insiste sui piani per espandere l’uso del carbone, ha fatto presente i due pesi e le due misure nel concedere l'uso del nucleare:

"Come chiunque altro, siamo preoccupati dell'uso che si fa delle armi per la distruzione di massa e della forza di ricatto che influenza ogni crisi invece di occuparsi della loro eliminazione totale. Il possesso di armi nucleari dovrebbe essere proibito a tutti oppure al contrario permesso a tutti".

Tra buoni propositi e poco effettivo impegno, anche dai Paesi industrializzati per ridurre la produzione di emissioni, è andato così avanti l'appuntamento indetto dalle Nazioni Unite sul clima anticipato la settimana scorsa dallo sciopero a cui hanno partecipato milioni di persone in tutto il mondo, unendosi agli studenti.

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