Gli attacchi alle raffinerie saudite fanno tremare i mercati

Gli attacchi alle raffinerie saudite fanno tremare i mercati
Di Giulia Avataneo
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L'impennata del 20% del costo del greggio, che ha provocato la crisi più grave sui mercati dalla guerra del Golfo, fa temere un avvicinamento della recessione

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Le bombe che hanno colpito le raffinerie saudite, il fine settimana scorso, hanno fatto impennare il prezzo del petrolio del 20%, provocando la crisi più grave sui mercati dai tempi della guerra del Golfo. Solo l'annuncio del ricorso alle scorte di greggio del Paese hanno frenato la corsa al rialzo. Ma la perdita improvvisa del 5% della produzione a livello mondiale deve ancora far sentire i suoi effetti, secondo gli esperti.

"Qualsiasi calo delle esportazioni fa aumentare sostanzialmente il prezzo del greggio - dice l'analista finanziario Francis Lun - Se i sauditi ripareranno l'impianto produttivo e questo sarà colpito di nuovo, temo che il costo potrà arrivare ai 100 dollari al barile".

A tempo di record la compagnia petrolifera del regno, Aramco, ha ristabilito il 30% della produzione persa, ma serviranno mesi per riportarla ai livelli iniziali, con conseguenze globali.

Gli effetti si faranno sentire al distributore di benzina

Gli Stati Uniti e la Cina hanno le loro riserve, ma non possono bastare per molto tempo. Non sorprende che per alcuni esperti il prezzo del petrolio salirà vertiginosamente. E questo naturalmente si rifletterà sul conto al distributore.

L'impatto sulla borsa è significativo, con gli investitori che ripiegano sull'oro e i titoli di Stato americani. Aramco, costretta a rinviare un'offerta pubblica milionaria dal mercato.

Secondo Hubertus Bardt responsabile ricerca al German Economic Institute, "quello che è successo, aggiunto alle tensioni commerciali in Europa, al rallentamento dell'economia globale, con l'incertezza su un aumento del costo del greggio, provocherà una contrazione degli investimenti . L'effetto sarà di esacerbare una recessione che è dietro l'angolo da tempo".

Anche di fronte alla gravità della situazione, la Russia e i paesi dell'Opec non hanno ancora ritenuto necessario convocare una riunione straordinaria.

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