Il whiskey irlandese raddoppia le vendite nel mondo grazie ai cocktail dei millennial

Il whiskey irlandese raddoppia le vendite nel mondo grazie ai cocktail dei millennial
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Il suo gusto "meno deciso" rispetto allo scotch e al bourbon lo renderebbero più ideale ad essere mischiato con altri superalcolici per la produzione di cocktail. A voi il giudizio.

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Dopo un secolo di declino, la domanda di whiskey irlandese è tornata a crescere, raddoppiando ne corso dell'ultimo decennio. Merito dei millennial e delle loro abitudini alcoliche un po' disordinate, a quanto pare. 

L'Irish Whiskey Association prevede che nel corso di questo decennio le vendite aumentino dalle 6 milioni di casse del 2010 a poco più di 12 milioni di casse nel 2020 (145 milioni di bottiglie).

Il più grande importatore del whiskey (con la e) irlandese sono gli Stati Uniti, che assorbono il 43% della mercato mondiale. Secondo il Distilled Spirits Council of the United States, nel 2018 il giro d'affari ha superato il miliardo di dollari.

La chiave del successo del whiskey irlandese starebbe nella sua versatilità rispetto ai "cugini" americani o scozzesi, come ritiene Ciaran Keane, Craft Ambassador alla distilleria Jameson di Dublino.

"Il whiskey irlandese funziona così bene nei cocktail. Il segreto è proprio nella produzione. Ha un gusto così versatile se lo si confronta con quello di uno scotch o di un bourbon. Lo scotch ha quel sapore che deriva dal tipo di affumicatura naturale della torba che, in un cocktail, finisce per dominare tutti gli altri sapori. Un bourbon ha invece quella dolcezza extra data dai barili vergini utilizzati, restituisce una dolcezza residua al palato. Ma quando parliamo del whiskey irlandese, affumicato a secco senza fumo in barili stagionati senza eccesso di oleosità... penso doni un equilibrio perfetto a tutti i cocktail".

I fan dello scotch contesteranno a Keane che non tutti i whisky scozzesi sono torbati. Molte varietà non lo sono affatto. Tuttavia, la facile "bevibilità" del whiskey irlandese è uno dei motivi del suo nuovo boom. Soprattutto tra i millennial, come ritiene William Lavelle, a capo dell'Irish Whiskey Association.

"I consumatori si fiondano sul whiskey irlandese proprio per la sua accessibilità. A causa del clima irlandese, del modo in cui raddoppiamo e triplichiamo la distillatura del nostro whiskey, il prodotto diventa molto accessibile ai consumatori e può essere consumato in un'ampia varietà di modi: in shot, con ghiacchio, nei cockail, come bevanda più contemplativa... La sua idoneità per essere mischiato nei cocktail aiuta dal punto di vista delle vendite, in particolare tra i millennial che sono nati con la cultura del cocktail".

Ascesa e caduta

Il whiskey irlandese ha vissuto il suo periodo di massimo splendore nel XIX secolo. Il Paese vantava centinaia di distillatori che producevano circa 10 milioni di galloni all'anno; l'industria però è andata sempre più in crisi col passare degli anni.

L'impatto del proibizionismo americano, assieme a quello della guerra commerciale con il Regno Unito negli anni '30, fu aggravato dalla riluttanza dei produttori di whisky irlandesi ad adottare nuove tecnologie come l'alambicco a colonna, che a sua diede ai produttori di whisky scozzesi un enorme vantaggio sulla concorrenza.

A metà anni '80 rimanevano solo due distillerie. Da allora, tuttavia, il whisky irlandese si è ripreso, commenta Kevin Martin, autore di Have Ye No Homes To Go To?: The History of the Irish Pub."Oggi è tornato ad essere molto in voga con la rinascita delle distillerie: esistono whisky bar indipendenti, soprattutto nelle città, cosa inimmaginabile fino a quarant'anni fa".

Chi l'ha distillato per primo?

Forse non sapremo mai chi tra scozzesi e irlandesi ha distillato il primo whiskey o whisky (come dicono i primi), ma sia la Scozia che l'Irlanda rivendicano la provenienza originale dell'"acquavitae", come era chiamata durante il Rinascimento. L'Irish Whiskey Association (Irish Whiskey Association) afferma che il whiskey venne prodotto per la prima volta in Irlanda nel 1324 sulla scorta delle ricette e delle tecniche di distillazione menzionate dai monaci nel Red Book of Ossery, un testo medievale redatto a Kilkenny. Esistono anche prove che indicano produzione di whisky in Irlanda sulle isole di un lago sul fiume Shannon, all'inizio del XV secolo.

L'ultimo Rinascimento

La rinascita del whiskey irlandese ha fatto da volano all'industria turistica del paese. Oggi si contano 26 distillerie di whiskey, molte delle quali sono aperte al pubblico. Secondo l'Irish Whiskey Association, l'anno scorso oltre un milione di visitatori ha fatto un tour delle distillerie irlandesi: la maggior parte di loro venivano da Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Germania e Francia. Sta crescendo, da questo punto di vista, anche il turismo locale.

Ci si attende che la crescita in termini di vendite di Irish Whiskey continui ma il futuro riserva anche delle sfide. Gli Stati Uniti hanno minacciato di imporre dazi su alcuni prodotti europei, tra questi anche il whiskey irlandese. William Lavelle dell'Irish Whiskey Association ritiene tuttavia che eventuali danni commerciali potrebbero essere compensati dalla crescita in altri mercati. "Negli ultimi anni abbiamo visto l'Europa centrale e orientale emergere come un forte contrappeso al Nord America. Dalla Germania alla Russia, compresi tutti gli Stati nel mezzo... tutti si stanno fiondando sul whiskey irlandese. Anche in Sudafrica, Australia e in altri mercati europei assistiamo a questa crescita. Perfino in alcuni meno tradizionali come in Asia, Africa, America Latina e Africa sub-sahariana".

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