Perché la Bosnia è ancora senza governo a 10 mesi dalle elezioni? Euronews risponde

Perché la Bosnia è ancora senza governo a 10 mesi dalle elezioni? Euronews risponde
Diritti d'autore Da sinistra a destra: Zeljko Komsic, Milorad Dodik, Sefik Dzaferovic - Copyright REUTERS/Dado Ruvic
Di Emma Beswick
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C'entrano la NATO e le divisioni etniche all'interno della popolazione

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Dieci mesi dopo le elezioni politiche in Bosnia ed Erzegovina, il Paese è ancora senza governo. Martedì scorso, a Sarajevo, i maggiori rappresentanti della politica locale non sono riusciti (nuovamente) a trovare un accordo che potesse risolvere l'impasse. Ecco perché si sta rivelando così difficile formare un esecutivo nel piccolo stato balcanico. 

Quali sono i tre gruppi etnici principali?

La presidenza della Bosnia è formata da tre rappresentanti di tre distinti gruppi etnici: serbi, bosniacchi (o bosniaci musulmani) e croati. I partiti nazionalisti e i politici di queste tre fazioni hanno ottenuto il maggior numero di voti nelle elezioni dell'ottobre scorso. 

Il leader serbo-bosniaco vicino alla Russia, Milorad Dodik, è stato eletto come membro serbo della presidenza congiunta; Sefik Dzaferovic rappresenta invece i bosniacchi e Zeljko Komsic, moderato, completa il trio per la parte croata. 

Perché è così complicato formare un governo?

La Bosnia è un paese con forti divisioni etniche e ha vissuto una devastante guerra civile tra il 1992 e il 1995: oltre 100mila persone hanno perso la vita e milioni sono stati costretti a lasciare la propria casa.

Per porre fine alla guerra, gli Stati Uniti hanno fatto da sponsor all'accordo di pace, promuovendo una complicata rete di istituzioni generali, tra cui la presidenza tripartita, un Consiglio dei ministri - il governo di fatto del paese - e molteplici assemblee. Per formare il governo nazionale, i politici dei tre gruppi devono giungere a una decisione congiunta sulla divisione dei ministeri e sulle politiche da seguire. 

Opinioni contrastanti sulle relazioni con la NATO

Il principale punto di attrito tra le tre parti, che è anche la ragione per cui i colloqui di martedì si sono conclusi senza un accordo sulla formazione del nuovo governo, è la questione dell'avvicinamento della Bosnia alla NATO. Nel 2010, il Paese ha aderito al Membership Action Plan (MAP) della NATO, primo passo verso l'adesione formale all'organizzazione internazionale. L'anno scorso, la NATO ha dato semaforo verde alla Bosnia. 

Tuttavia, i serbi del paese sono cristiani ortodossi e fermamente filo-russi: Dodik si è sempre detto contrario all'entrata nell'alleanza atlantica, insistendo sulla volontà di mantenere la neutralità.

I membri bosniaci e croati, invece, insistono nel presentare un piano di riforme necessarie per l'adesione alla NATO. Dodik si è detto disposto a spingersi fino ad accettare le politiche che permettano di aderire alla UE, non di più. 

Il disaccordo tra serbi, bosniacchi e croati sul futuro rapporto del paese balcanico con la NATO potrebbe ostacolare ulteriormente un eventuale accordo governativo e aumentare le tensioni etniche.

Quali le prossime mosse?

Un accordo di qualche tipo tra i tre rappresentanti è fondamentale perché l'assenza di un governo sta paralizzando ogni speranza di crescita economica in Bosnia, un Paese che ancora lotta per riprendersi dopo la sanguinosa guerra degli anni Novanta.

Inoltre, in caso di prolungamento dello stallo, rimane un miraggio anche l'entrata di Bosnia ed Erzegovina nella UE: una prospettiva preoccupante per i giovani del paese che, ogni anno, fanno le valigie per cercare fortuna altrove.

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