Entrambi i leader sembrano avere un tempo determinato
Sarà un autunno particolarmente caldo quello che attende il Venezuela. Il ping pong di reazioni di queste ore ha visto Donald Trump firmare un ordine esecutivo che imponeva sanzioni a Caracas. In pratica, come ha spiegato John Bolton, consigliere alla sicurezza nazionale, nessuna persona, giuridica o fisica, americana può comprare o vendere titoli di stato o garantiti dallo stato venezuelano, né trattare i relativi dividendi. Non solo, alle persone americane, giuridiche o fisiche, è vietato agire anche per conto terzi.
Maduro ha cercato di usare la diplomazia per riallacciare i rapporti perché congelare le proprietà e le transazioni di Citgo, la compagnia petrolifera estera venezuelana figlia di PDVSA, costitisce un'enorme difficoltà per il chavismo.
Se Atene piange però, Sparta non ride. Anche il presidente dell'assemblea nazionale Juan Guaidó, comincia ad avere difficoltà. Ha spiegato che le sanzioni sono contro i chavisti e non contro il popolo venezuelano, ma anche lui ha letteralmente i giorni contati. Guaidò è presidente costituzionale del Venezuela in quanto presidente del parlamento, ma questa carica è rotatoria e scadrà il 10 gennaio 2020. in quella data Guaidò potrebbe non essere riconfermato e il suo ruolo andrebbe ad altri. Guaidò ha saputo ritagliarsi un ruolo, ma poi veti ed aspirazioni incrociate gli hanno alienato diversi alleati non ultima l'attivista dei diritti umani Tamara Suju. Era stata nominata ambasciatrice di Guaidóin repubblica ceca, ma ha abbandonato il suo ruolo non accettando il fatto che troppi ex chavisti sono saliti sul carro di Guaidó.