Trump ha minacciato dazi sull'import dal Messico se il Paese non riprenderà il controllo dell'emigrazione e del traffico di droga dai suoi confini
Le minacce di dazi sulle importazioni di beni dal Messico negli Stati Uniti spaventano il governo del centroamerica, che apre a controlli più stringenti sull'emigrazione, come chiesto da Donald Trump. Mercoledì si apriranno i negoziati tra i due stati vicini e **il presidente Andres Manuel Lopez Obrador si dice ottimista. **
"Potremmo ricorrere a misure internazionali per difenderci. Ma non credo che sarà necessario, arriveremo a un accordo senza ricorrere alle vie legali. Le nostre relazioni con gli Stati Uniti sono buone e rimarranno tali", ha detto in conferenza stampa.
Nell'ultimo capitolo della sua crociata commerciale, Donald Trump aveva annunciato dazi sulle importazioni di beni dal Messico negli Stati Uniti, partendo dal 5% il 10 giugno per arrivare al 25% in autunno, in virtù dello stato di emergenza nazionale che gli consente di regolare direttamente le questioni commerciali.
Le conseguenze dei dazi
Se messa in atto questa politica sarebbe disastrosa per il Messico, le cui esportazioni sono dirette per l'80% negli Usa, ma anche per le imprese americane. Il 30% dell'industria dell'auto americana è stato delocalizzato in Messico e le tariffe interesserebbero anche questi stabilimenti. Ma **Trump si dice convinto che questo spingerà i costruttori a tornare a investire negli Usa.
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A Washington la delegazione messicana sarà guidata dal ministro degli Esteri. Marcelo Ebrard. L'idea è di insistere sulle misure già adottate per frenare l'emorragia di cittadini verso gli Stati Uniti e, se necessario, incrementarle. "Ma rispettando i diritti umani", insiste Obrador, che ha sempre sottolineato l'esigenza di investire sui Paesi del Sud-America per frenare l'emigrazione.