Protesta kosovara davanti all'ambasciata serba.
Un dialogo difficile ma non più rinviabile. La stabilizzazione di una regione, quella balcanica, mai veramente pacificata, è al centro del vertice regionale a Tirana, al quale partecipano i presidenti dei Paesi della penisola. Tra i temi in agenda, il più spinoso riguarda la crisi delle relazioni tra Kosovo e Serbia. Tensioni sfociate nella decisione di Pristina di imporre dazi del 100% sulle merci importate dalla Serbia, sino a che Belgrado non riconoscerà la sovranità del Paese. Un gioco di forza non supportato dall'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, che ha chiesto, a nome dell'Unione Europea e di altri partner internazionali, l'immediata revoca o congelamento delle tariffe: "condizione che - dice Mogherini - è alla base della ripresa del dialogo".
In realtà, le trattative di pace, con la mediazione dell’Unione europea, sono ferme al palo. Controversa è anche l’idea, sostenuta dai due presidenti, il serbo Aleksandar Vucic e il kosovaro Hashim Tachi, di uno scambio di territori secondo linee etniche. E propro Vucic è finito nel mirino delle proteste del partito per l'autodeterminazione del Kosovo, inscenate in concomitanza col vertice davanti all'ambasciata serba a Tirana.
Nato sulla scia del cosiddetto processo di Brdo-Brioni, avviato nel 2013 dai presidenti di Slovenia e Croazia, entrambi Paesi Ue, con l'obiettivo di favorire l'integrazione di tutti gli altri Stati balcanici, il vertice regionale rappresenta dunque il primo passo verso una complessa cooperazione a livello regionale prima ed europeo poi.