Sabato un attacco delle milizie dogon ha causato 130 vittime tra i fulani
Le forze di sicurezza del Mali avrebbero sgominato un gruppo armato di autodifesa dell'etnia dogon, all'indomani dei violenti scontri che hanno causato la morte di almeno 130 appartenenti all'etnia fulani. Il governo di Bamako ha anche deciso la rimozione dei vertici dell'esercito. Il presidente Ibrahim Boubacar Keïta ha detto che l'uso della forza significa chiaramente che "la sicurezza e la protezione della popolazione restano attività monopolio dello Stato". Da tempo nella regione centrale del paese si assiste a un aumento della tensione tra i dogon, in maggioranza cacciatori tradizionali, e i fulani, pastori e allevatori.
La strage di sabato scorso è la più grave dall'inizio della missione militare francese che nel Mali dal 2013 conduce operazioni contro gruppi armati legati alla jihad, che proprio tra i fulani avrebbero fatto numerosi adepti. Nella stessa regione, una settimana fa, un attentato rivendicato dal fondamentalismo islamico ha preso di mira un campo dell'esercito, uccidendo 26 soldati. Secondo le Nazioni Unite le violenze scoppiate in questa regione avrebbero causato la morte di più 500 civili nel solo 2018.