Brexit: il veto non ferma Theresa May

Dopo la decisione dello speaker della Camera dei Comuni John Bercow, che ha bocciato una terza votazione sulla Brexit, il governo britannico non si ferma. E forse il voto potrebbe tenersi la settimana prossima, dopo che la May avrà concordato con Bruxelles un rinvio dell’uscita della Gran Bretagna, oltre la data fissata del 29 marzo, ormai alle porte.
L'altolà di Bercow ha comunque provocato un vero e proprio caos. Ora la premier dovrà recarsi giovedì al Consiglio europeo per chiedere un'estensione dell'articolo 50, senza che si sappia bene che cosa accadrà dopo.
L’esecuitvo non molla la presa. Ma il condizionale è d’obbligo.
I deputati potrebbero votare una risoluzione per l'approvazione dell'accordo con l'Unione europea, nell'ambito di un rinvio. L’unica certezza, al momento, è che mancano meno di due settimane al D-day e che il Parlamento ha approvato una mozione che esclude il «no-deal», cioè l’uscita senza intesa.
Il Ministro per la Brexit Stephen Barclay sta “valutando seriamente” l'intervento di Bercow, sottolineando che è importante “rispettare le sue decisioni ma bisogna anche rispettare le decisioni della gente. “Molti vogliono proseguire con l’accordo attuale, quello al vaglio delle istituzioni europee da oltre due anni e mezzo. Si deve guardare all’interesse nazionale e a quello che i cittadini hanno votato.”
Intanto, nella diatriba politica, arrivano dei dati confortanti: sono quelli sull’andamento dell’economia britannica: secondo l’Office for National Statistics il numero di occupati nel Regno Unito – 32,7 milioni – è al massimo dal 1971, mentre quello dei disoccupati è sceso di 35mila unità tra novembre e gennaio.