L'isola ha votato per la riforma costituzionale già approvata dal Parlamento dopo quasi un anno di consultazioni con la base. DIritti individuali, proprietà privata, primo ministro tra le novità proposte per modernizzare l'isola e, allo stesso tempo, preservarne la sovranità
Con l'86% dei sì, Cuba approva la riforma della Costituzione, che risaliva al 1976. Tra gli elementi di novità, si parla ufficialmente dell'introduzione della proprietà privata nelle attività economiche dell'isola. Sette milioni e ottocentomila cubani si sono recati alle urne, segnando una partecipazione al referendum dell'84,41%.
Secondo la Commissione elettorale nazionale, il no si è fermato al 9%.
Il testo, che sancisce riforme avviate da Raul Castro, riconosce il business privato, con la possibilità di assunzioni e di investimenti dall'estero, e la proprietà limitata di alcuni mezzi di produzione. Viene inoltre fissato il limite di cinque anni delle massime cariche, con la divisione dei poteri tra le figure del presidente della Repubblica e del primo ministro.
L'opposizione aveva portato avanti un'intensa campagna per il no, sostenendo che la nuova Carta non farà veramente voltare pagina al Paese all'insegna del rispetto delle libertà individuali, poiché professa l'irrevocabilità del socialismo e di un sistema sociale subordinato al partito comunista.