Cosa perde Mosca con la presidenza di Guaido' in Venezuela?

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Di Giulia Garofalo
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La Russia ha investito in Venezuela ingenti somme, soprattutto nell'industria petrolifera, per sostenere il regime chavista. Che ha accumulato debiti che ora ripagherebbe con il greggio venezuelano. La presidenza di Juan Guaido' cambierebbe lo scenario delle alleanze. Ma crisi e povertà restano.

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Cosa ci rimetterebbe Mosca, se Juan Guaido', già riconosciuto da Donald Trump, salisse definitivamente al potere?

Per sostenere il legame con i regimi di Chavez e Maduro, la Russia ha investito risorse importanti di denaro in Venezuela.

E assieme alla Cina, altro partner di Caracas, si aspetta di essere ripagata col petrolio venezuelano.

Secondo un’indagine di Reuters, Mosca ha emesso prestiti e linee di credito per almeno 17 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2017, diventando il 'prestatore di ultima istanza' del Venezuela.

L'ultima visita di Maduro a Mosca risale a dicembre 2018, quando il Cremlino ha annunciato che la Russia avrebbe investito più di 5 miliardi di dollari nell’industria petrolifera venezuelana, più di 1 miliardo di dollari in quella mineraria e invierà 661.000 tonnellate di grano.

I venezuelani stanno fuggendo in massa dal Paese e dilaga a una forte crisi umanitaria che registra un tasso di povertà estrema del 40%.

La recessione economica è stata anche aggravata da anni di cattiva gestione e sotto-investimenti nell'industria petrolifera.

Il Venezuela è uno dei cinque membri fondatori dell'OPEC e aveva tentato di fermare il forte declino della sua produzione di greggio.

L'Amministratore delegato della compagnia petrolifera russa Rosneft, Igor Sečin, è stato a Caracas lo scorso mese per convincere Nicolas Maduro a ritardare le spedizioni di petrolio per rimborsare i prestiti russi concessi al Venezuela.

Armi in cambio di petrolio e il 'gioco' delle amicizie diplomatiche:

Il Venezuela è stato l’unico Paese a riconoscere l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. La retorica di Maduro sulla Crimea ha sostenuto la politica di Mosca.

Per quanto riguarda la presenza militare, il Cremlino si è sbilanciato ed impegnato per convertire la sua partnership con il Venezuela in un’alleanza significativa a favore delle sue forze armate. A sancire e testimoniare quest'amicizia tra i due Paesi, è stato il sorvolo di bombardieri russi a Caracas in tre ondate (nel 2008, 2013 e 2018), lanciando segni d'allarme agli Stati Uniti e disturbando l’egemonia incontestata di Washington nel blocco occidente.

Secondo i dati diffusi dalla Reuters, il grande colosso dell'oro nero russo, la Rosneft, ha stipulato con il Venezuela un affare di 4 miliardi di dollari per la gestione di risorse petrolifere nel 2006. Operazione valsa a consolidare il legame tra i Governi di Putin e Chavez, che ha firmato poi l'accordo a Mosca. Un'avvicinamento tra i due Paesi che era stato scongiurato da Washington - che dal 2006 si era rifiutato di fornire pezzi di ricambio per la flotta venezuelana dei caccia F-16 costruiti appunto negli Stati Uniti. Mentre Chavez aveva preferito acquistare aerei da caccia russi, i Sukhoi, gli elicotteri, i carri armati e i cannoni direttamente da Putin.

Gli alti dirigenti di Rosneft sono stati successivamente coinvolti in negoziati relativi agli acquisti militari, in quanto la società russa Rosneft riceveva i carichi petroliferi venezuelani utilizzati per pagare una parte delle armi.

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