Una poltrona per due in Libia: chi vuole veramente il potere

Una poltrona per due in Libia: chi vuole veramente il potere
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Di Cecilia Cacciotto
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Due gli uomini che tirano le fila in Libia, Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar. Il primo è il premier riconosciuto internazionalmente, il secondo vuole contare nel futuro prossimo del Paese

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Sono gli uomini che tirano le fila in Libia, Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar.

I loro incontri così come i negoziati per raggiungere un accordo sul futuro del Paese, soprattutto  su nuove elezioni non riescono a andare oltre lo stadio dello stallo.

Sarraj, che ha ricoperto incarichi politici minori sotto Gheddafi, si ritrova catapultato dalle Nazioni unite, alla guida del Paese alla fine del 2015.

Una nomina cui non seguirà l'investitura parlamentare (il parlamento di Tripoli e Tobruk non votano), cosa che ne mina autorità e autorevolezza interna. Prima del suo insediamento a Tripoli nel marzo 2016 sfugge a due attentati.  Anche se la sua forza negoziale è limitata riesce a imporsi come interlocutore credibile a livello internazionale.

Il 13 settembre 2018 il suo governo vara un nuovo piano di rilancio dell'economia libica.

Sempre nel settembre del 2018, dopo l'attacco a Tripoli sferrato da forze fedeli al generale Haftar e al governo di Tobruk, Al-Sarraj, proclama lo stato di emergenza.

Il generale Haftar resta l'uomo forte di Tobruk; dopo aver trascorso quasi 20 anni negli Stati Uniti, rientra in Libia per sostenere l'insurrezione contro Gheddafi.

Forte dell'esplicito sostegno politico e militare, inizialmente solo dell'Egitto, e adesso anche di Francia e Russia, mira a avere un ruolo di primissimo piano nel futuro prossimo del Paese.

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