La Nuova Caledonia dice "No" alla indipendenza. Un risultato annunciato

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Di Simona Zecchi
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Con un'affluenza del 79,8% su 174mila aventi diritto, il 56,8% dei Nuovi Caledoni ha detto No.

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Con un'affluenza del 79,8% su 174mila aventi diritto, il 56,8% dei nuovi caledoni ha detto no all'indipendenza dalla Francia. Un risultato del resto ampiamente indicato dai sondaggi precedenti il referendum, che ha anche registrato un'affluenza straordinaria, già a poche ore dall' apertura dei seggi il 3 novembre (le 22 ore italiane).

A 165 anni dalla colonizzazione, la collettività francese d’oltremare a est dell'Autralia ha deciso di restare insomma con Parigi da cui dista oltre 16mila Km. Già a inizio dello spoglio i due terzi degli elettori, in ogni caso, (in tutto circa 174mila) avevano espresso la preferenza.

Nel 1988, con gli accordi di Matignon, Parigi aveva deciso di accompagnare il processo di decolonizzazione dell'arcipelago. Dopo diversi anni di tensione ai limiti della guerra civile fra i canachi, gli autoctoni, e i caldoches, i discendenti delle prime generazioni di coloni europei, i caledoniani avevano manifestato la volontà di costruire un "percorso comune".Tuttavia gli esempi di sfruttamento delle sue risorse naturali non hanno certo allegerito quelle divisioni né l'astio contro "la madre patria". Oltre ai canachi e ai non canachi all'interno del piccolo terrirorio convivono anche popolazioni polinesiane del Sud est asiatico; e piccole comunità di algerini del Pacifico.

In particolare, per gli indipendentisti, il simbolo della loro lotta resta la città di Thio dove lo sfruttamento delle sue montagne ricche di nikel è stato massiccio; sfruttamento che ha provocato, dopo l'assalto di 500 militanti canachi 34 anni fa, una guerra civile durata quattro anni e che causo' la morte di almeno 80 persone.

I profitti della miniera di nickel di Thio non hanno arricchito la città in sé, nonostante la Nuova Caledonia ne sia appunto il terzo produttore mondiale con mercati che raggiungono il Canada, la Cina e l'Europa.

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