Il referendum sul matrimonio in Romania, spiegato

Il referendum sul matrimonio in Romania, spiegato
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Di Euronews
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Il 6 e 7 ottobre i rumeni dovranno esprimersi sulla modifica della definizione di matrimonio contenuta nella costituzione. Una vittoria del sì renderebbe ancora più tortuosa la strada verso il riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso

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Nel fine settimana in Romania si terrà un referendum che, in caso di vittoria del sì, renderebbe ancora più tortuosa la strada verso la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso (che nel paese è tuttora illegale).

Il referendum arriva dopo l'approvazione, negli ultimi anni, del matrimonio tra persone dello stesso sesso in una serie di paesi dell'Unione europea.

I promotori del referendum - che si svolgerà il 6 e 7 ottobre - vogliono impedire che accada lo stesso anche in Romania.

Che cosa sarà chiesto agli elettori?

Ai rumeni verrà chiesto se vogliono cambiare la costituzione per riconoscere il matrimonio come un'unione tra un uomo e una donna.

Attualmente nella costituzione compare una definizione neutra dal punto di vista del genere: il matrimonio è definito come "un'unione di coniugi".

Coaliția pentru Familie (Coalizione per la famiglia), un gruppo di ONG che ha promosso il referendum, teme che l'attuale formulazione apra la porta in futuro alla legalizzazione dei matrimoni gay.

Cosa dice la comunità LGBTI?

"La Romania ha la responsabilità di proteggere tutti i suoi cittadini, etero e LGBTI", ha detto Arpi Avetisyan, avvocato di ILGA-Europa, ONG che lotta per l’uguaglianza ed il rispetto dei diritti umani.

"La definizione di 'famiglia' proposta dai sostenitori di questo referendum è francamente imprecisa - sottolinea Avetisyan - cattura solo una frazione molto limitata di ciò che la famiglia significa per le persone nel 2018".

"E' una definizione che dimostra un distacco dalla realtà e considera la diversità delle famiglie riconosciute dagli organismi internazionali per i diritti umani e dai tribunali europei".

Vlad Viski, membro gruppo per i diritti LGBTI MozaiQ, ha detto a Euronews che la comunità gay in Romania sta boicottando il voto: "I diritti umani non dovrebbero essere oggetto di un voto popolare".

Il referendum ha bisogno di cinque milioni di voti - o che voti il 30% dell'elettorato - per essere valido.

Viski ha anche affermato che dopo l'annuncio del referendum, due settimane fa, sono aumentati i discorsi di incitamento all'odio verso le persone LGBTI.

"Discorsi che prima erano confinati ad una frangia estrema sono entrati nel dibattito pubblico - ha aggiunto Viski - con un impatto su tutti i gruppi della società. I diritti di tutte le minoranze saranno messi in discussione".

"In tutto il paese sono stati affissi striscioni che invitano le persone a votare per proteggere i bambini dai gay".

Reuters
Vlad Viski durante un comizio a BucarestReuters

Che cosa dicono i sostenitori del sì?

"Il referendum non è di nessun partito, di nessun leader politico - hanno detto i rappresentanti di Coalizione per la famiglia, che ha raccolto tre milioni di firme per contribuire a far sì che il referendum si svolga - ma appartiene a tutti coloro che voteranno per la difesa dei loro figli, per fare sì che la loro vita non sia condizionata dalla menzogna ideologica della rivoluzione sessuale, la menzogna di coloro che vogliono rieducare tutti noi, genitori e figli".

"Definire il matrimonio come unione tra un uomo e una donna nella Costituzione rumena renderà il nostro mondo e la nostra società capace di preservare la verità della nostra civiltà cristiana".

L'iniziativa referendaria è sostenuta dalla Chiesa ortodossa e da altre religioni e ha ottenuto il sostegno di tutti i partiti politici in parlamento, tranne uno.

La Coalizione per la famiglia sostiene anche l'annullamento dei sussidi per la contraccezione e l'aborto e l'obbligatorietà, per i genitori di minori, di avere assistenza psicologica nel caso volessero divorziare.

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Qual è l'atteggiamento della Romania nei confronti delle persone LGBTI?

La Romania ha depenalizzato l'omosessualità nel 2001, decenni dopo i paesi confinanti.

Secondo uno studio annuale di ILGA-Europe si colloca al 25esimo posto su 28 stati della UE sulla base della legislazione, dei discorsi di incitamento all'odio e della discriminazione contro le persone LGBTI.

La scorsa settimana un post su Facebook dello scrittore Alex Andronic, proprietario di un bar gay, è diventato virale.

"Prendetevi pure i diritti di cui non sto già beneficiando se servirà a calmarvi, ad avvicinarvi a Dio, alla tradizione e al benessere familiare. Fate esattamente quello che vi sentite di fare. Perché so come ci si sente a non poter fare quello che si sente".

Il post ha ricevuto migliaia di like, ma tra i commenti sono presenti anche una serie di insulti e minacce.

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Bună! Numele meu este Alex și nu vreau să fur copiii nimănui. Aseară, spre orele dimineţii aş spune, undeva pe la 3am,...

Publiée par Alex Andronic sur Jeudi 27 septembre 2018
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