Il Brasile non è più una tigre economica

Il Brasile non è più una tigre economica
Di Alberto De Filippis
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La sua economia è troppo esposta alle crisi internazionali

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Chissà se in Brasile giocano a Monopoli. È una domanda che sorge spontanea alla luce dei pessimi indicatori economici della prima economia sudamericana.

Il real brasiliano è al suo livello più basso dal febbraio 2016 a causa dell'incertezza politica alla soglia delle elezioni presidenziali. Basti pensare che il candidato che sulla carta ha le migliori chance di vittoria, con il 39% delle intenzioni di voto, è il socialista Ignacio Lula da Silva, è in carcere.

Solo mercoledì per un dollaro ci volevano 4,07 reais, sesto giorno consecutivo di deprezzamento. Ma c'è anche un'altra incognita: la Turchia. Perché l'economia brasiliana è assai esposta con le banche europee che a loro volta sono scoperte con Ankara. Secondo il Fondo monetario internazionale il Brasile dovrebbe avere un rimbalzo in territorio positivo del 1,8% nel 2018. Un aumento rispetto all'1% del 2017, ma troppo poco per l'economia di un paaese emergente considerata fino a qualche tempo fa un tigre economica.

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