Myanmar, il trentennale della "rivolta 8888"

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Di Antonio Michele Storto
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Compie trent'anni la sollevazione giovanile che ha spianato la strada alla democrazia nel paese, oltre a portare sulla scena politica il premio Nobel Aung Saan Suu Kyi

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La chiamarono insurrezione 8888, perché iniziò l'8 agosto del 1988,

Sono trascorsi 30 anni dal movimento di protesta che in Myanmar ha aperto la strada alla democrazia. Per oltre un quarto di secolo, dal 1962, il paese era stato governato col pugno di ferro dal capriccioso e autoritario premier, il generale Ne Win, che aveva schiacciato il suo popolo tra povertà, indebitamento e isolamento internazionale.

A sfidare la sua autorità furono inizialmente gli studenti del Polietcnico di Rangoon, che nel marzo di quell'anno diedero il via a un movimento di contestazione che molto presto si estese a tutto il paese, aprendo fronti di dissenso anche tra l'esercito e la popolazione. Nel giugno seguente, Ne Win rassegò le dimissioni, promettendo riforme e l'apertura alla democrazia: in molti tra i manifestanti avevano già perso la vita, uccisi dalle feroci reprimende dei militari ancora fedeli al regime. Ma il peggio era ancora di là da venire. Alle manifestazioni, che proseguono per tutto il mese di agosto, si unirono monaci buddisti, minoranze etniche e religiose.

E' alla fine del mese che entra in scena Aung San Suu Kyi: il 26 agosto tiene un discorso di fronte a mezzo milione di persone, divenendo immediatamente un simbolo anche per l'opinione pubblica occidentale. Sarà anche la nemesi della giunta militare che nel settembre seguente affogherà la protesta nel sangue, catturando migliaia di prigionieri politici e imponendo un regime perfino più duro di quello di Ne Win. Ma la Lega nazionale per la democrazia fondata da San Suu Kyi con tinuerà la sua lotta sotterranea fino al 2011, anno della definitiva caduta del regime

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