GDPR, ovvero: perché tutti continuano a chiedermi se possono usare i miei dati?

GDPR, ovvero: perché tutti continuano a chiedermi se possono usare i miei dati?
Di Duncan Hooper
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Siete bombardati di email o di messaggi, quando navigate sui siti internet, con domande relative all'uso dei vostri dati? Ecco perché.

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Se vivete nell'Unione Europea (ma anche se non vivete nella UE) avrete notato che, di recente, un sacco di persone o aziende di cui magari non sospettavate neanche l'esistenza hanno iniziato a chiedervi se possono usare i vostri dati. 

Cosa sta succedendo?

"GDPR ti amo. Ho cancellato così tante inutili newsletter a cui mi ero iscritto che ora la mia mail è quasi perfetta", scrive qualcuno su Facebook. 

Già perché tutto si deve all'entrata in vigore, il 25 maggio 2018, del nuovo regolamento europeo sulla privacy, la General Data Protection Regulation, chiamato appunto GDPR. Per uniformarsi, le compagnie che hanno vostri dati in loro possesso devono chiedervi il permesso di poterli utilizzare. 

Quindi prima stavano raccogliendo informazioni su di me senza il mio permesso?

Non necessariamente. Potreste aver fornito loro dati o informazioni su qualche form online o addirittura in maniera cartacea. Oppure potrebbero avervi registrato quando avete visitato il loro sito grazie a strumenti noti come "cookies".

Le regole europee già prevedono che le aziende vi debbano comunicare quando usano questi cookies per tenere traccia di tutto ciò che cliccate. Gli avvisi pop-up sull'utilizzo dei cookies ci sono anche sul sito di euronews.

Ma l'Unione Europea ha deciso che non si trattava di una metodologia trasparente o quantomeno giusta perché l'unica opzione che avevano gli utenti per non essere tracciati era quella di abbandonare la pagina web e non tornare più a visitarla. 

Con le nuove regole, i siti Internet devono fornire obbligatoriamente l'opzione di poter scegliere quali dati condividere senza che chi navighi sulla pagina sia costretto a doverne fuggire.

Perché vogliono i miei dati?

Le spiegazioni sono molte. Ad euronews, per esempio, usiamo i dati inerenti alle storie lette dai nostri utenti e quanto tempo essi trascorrono vedendo i video sulle nostre pagine per poter prendere decisioni editoriali più efficaci. Senza questo supporto, non potremmo capire quali sono gli argomenti a cui il nostro pubblico è più interessato. 

Inoltre, utilizziamo le informazioni sul comportamento degli utenti per migliorare il design delle nostre pagine.

E poiché euronews si affida anche alla pubblicità per finanziare il lavoro giornalistico, utilizziamo i dati che raccogliamo sul nostro pubblico per garantire che possa ricevere solo pubblicità pertinente.  

Altre aziende raccolgono dati per diversi motivi: sapere a chi inviare le proprie offerte e promozioni oppure calcolare tariffe assicurative.

Cosa devo fare?

Le nuove regole conferiscono al consumatore il potere di decidere quali informazioni desidera condividere e con chi. Potrete dunque decidere di chi fidarvi per la gestione vostri dati personali e vedere esattamente cosa stanno raccogliendo su di voi.

Cos'è la General Data Protection Regulation (GDPR), la nuova legge UE per la privacy

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