I 70 anni della "catastrofe": la diaspora palestinese rivendica il diritto a tornare a casa

I 70 anni della "catastrofe": la diaspora palestinese rivendica il diritto a tornare a casa
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Di Elena Cavallone
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La nascita dello Stato di Israele coincide per i palestinesi con il giorno della Nakba, ovvero la catastrofe che ha portato migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e a vivere in campi profughi

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Il detto sionista "gli anziani moriranno e i giovani dimenticheranno" non ha funzionato con Tahsin, palestinese di 52 anni nato e cresciuto in un campo profughi in Libano. La sua famiglia vi si trasferì dopo il conflitto che il 15 maggio del 1948 condusse alla creazione dello Stato di Israele e alla fuga di migliaia di palestinesi dalle loro case. Una giornata ricordata come Nakba: "La catastrofe".

Tahsin Zaki, rifugiato palestinese che vive in Belgio

Lui, come altri della sua generazione, non ha dimenticato da dove viene e spera un giorno di poter ritornare in quei territori.

"Una sola nazione è possibile - sostiene- possiamo vivere insieme agli israeliani se riconoscono il nostro diritto a ritornare. Ma se ci proibiscono rientrare in Palestina, allora nessuna delle due parti potrà ottenere la pace".

Al giorno d'oggi piu di 5 milioni di palestinesi vivono come rifugiati, una diaspora che aumenta con il tempo. Domenica scorsa la comunità palestinese in Belgio ha commemorato i 70 anni della Nakba: musica, cibo e danze tradizionali per lanciare un messaggio nel cuore dell'Europa e rivendicare il diritto a tornare a casa.

A far ballare i partecipanti ci ha pensato Ahmad Montira, originario di Hebron, che insieme a Abir Asmar, giovane libanese, un paio di anni fa ha fondato il gruppo di danza "Watan Dabke". Con le loro performance si esibiscono in tutta Europa per far avvicinare le persone alla loro cultura e far venire meno i pregiudizi.

Abir Asmar (sinistra) e Ahmad Montira (destra), fondatori del gruppo di danza Watan Dabke

"Quando qualcuno mi vede danzare in quanto palestinese comincia a porsi delle domande: è come me, allora perché i media e le altre persone cercano di darmi un'immagine negativa di questa persona? È una persona normale, con dei diritti e che rivendica i suoi diritti, tutto qui".

Ma i palestinesi sono politicamente isolati. Gli Stati Uniti hanno trasferito la loro ambasciata a Gerusalemme e alcuni paesi europei, come Romania e Repubblica Ceca, sembrano strizzano l'occhio a questa idea. Il disimpegno dei paesi arabi e di alleati storici, come l'Arabia Saudita, mostra che è tempo per i palestinesi di cambiare strategia. Ilan Pappé, storico israeliano e direttore del Centro europeo per gli studi sulla Palestina presso l'Università di Exeter, ritiene che la ragione principale del fallimento della causa palestinese sia la mancanza di un solido programma.

"Non c'è una visione comune in Palestina, è frammentata. Quando si avrà un chiaro programma politico palestinese, che non includa solo la Cisgiordania e Gaza ma tutti i palestinesi e tutta la Palestina, allora ci saranno più possibilità che la comunità internazionale veda il nuovo programma come un' alternativa e che la segua ".

In centiania hanno partecipato alla commemorazione dei 70 anni della Nakba a Bruxelles
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