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Palestina: scuse da Mahmoud Abbas per le dichiarazioni sullo sterminio ebraico

Palestina: scuse da Mahmoud Abbas per le dichiarazioni sullo sterminio ebraico
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Di Loredana Pianta
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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La marcia indietro del leader palestinese è avvenuta nel giorno della sua rielezione alla presidenza dell'OLP

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Mahmoud Abbas si è scusato per le sue dichiarazioni sull'Olocausto, causato, aveva detto, dalle attività finanziarie e di usura svolte dagli ebrei, e ha condannato ogni forma di antisemitismo.

"Se le mie parole hanno offeso qualcuno, in particolare persone di religione ebraica, chiedo scusa", ha affermato in un comunicato. "Vorrei rassicurare sul fatto che non c'era l'intenzione di offendere, e ribadire il mio totale rispetto per il culto ebraico e tutte le religioni monoteiste".

Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha tuttavia respinto le sue scuse, con un messaggio postato su Twitter, dove ha definito Abbas un "patetico negazionista della Shoah, che ha scritto una tesi di dottorato sulla negazione della Shoah, e poi un libro sulla negazione della Shoah".

Il dietrofront di Abbas è arrivato venerdì, giorno della sua rielezione alla presidenza dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP). Continua, dunque, ad essere il capo dello Stato palestinese per gli oltre 130 membri delle Nazioni Unite che lo riconoscono, tra i quali non c'è l'Italia.

Abbas, 82 anni, detiene dal 2005 la carica che avrebbe dovuto lasciare dopo quattro anni, ma che è rimasta nelle sue mani a causa dell'instabilità politica prodotta dalle lotte intestine fra Fatah e Hamas.

La sua riconferma è arrivata dopo quattro giorni di riunione del Consiglio nazionale palestinese (CNP) a Ramallah, nella Cisgiordania occupata. La convocazione, dopo 22 anni, aveva all'ordine del giorno anche la strategia di risposta alla decisione di Donald Trump di spostare l'ambasciata a Gerusalemme, riconosciuta come capitale di Israele.

Intanto lungo la barriera di Gaza si tiene oggi la sesta manifestazione della "Marcia del ritorno", sfociata sempre in violenti scontri con l'esercito israeliano. Le dimostrazioni si concluderanno il 15 maggio, giorno della "nakba", la "catastrofe", che per i palestinesi è la nascita dello Stato di Israele.

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