Genocidio Rohingya, missione diplomatica dell'Onu

Cinque giorni di speranza
Gli inviati dei 15 paesi membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU (i cinque paesi membri permanenti sono Usa, Regno Unito, Francia, Cina e Russia, più i dieci paesi non permanenti) hanno iniziato sabato una visita di cinque giorni in Bangladesh e in Myanmar per verificare le conseguenze della presunta pulizia etnica ai danni della minoranza musulmana Rohingya da parte dell'esercito del Myanmar.
700 mila Rohingya in cerca di pace e identità
I diplomatici, arrivati all'aeroporto della città di Cox's Bazar, dove si trovano i campi di accoglienza, incontreranno il Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina e la leader birmana Aung San Suu Kyi e quindi si recheranno nello stato di Rakhine, nell'ovest del Myanmar, teatro delle più sanguinose violenze.
Circa 700.000 Rohingya sono fuggiti in Bangladesh da quando, nell'agosto 2017, è iniziata l'operazione militare del governo birmano in risposta agli attacchi dei ribelli. musulmani alle postazioni governative e militari proprio nella zona di Rakhine.
Una delle peggiori crisi umanitari, un genocidio
**Quella dei Rohingya è stata definita, dalle stesse Nazioni Unite, una delle peggiori crisi umanitarie di sempre. E non solo: un genocidio.
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La speranza dei rifugiati è di poter tornare, un giorno, pacificamente, nel loro paese.
Sono ormai 9 mesi che vivono in campi di accoglienza composti da baracche.
Nelle ultime settimane, gruppi di Rohingya hanno ripreso a sbarcare anche in Indonesia, allargando così le frontiere dell'emergenza umanitaria.
I rifugiati Rohingya attendono con ansia l'arrivo degli inviati delle Nazioni Unite, nella speranza che possano aiutarli a ottenere la cittadinanza birmana e poter, quindi, rientrare e tornare in possesso dei beni e delle proprietà che hanno dovuto abbandonare.