Bocciato dal Tribunale di Torino il ricorso contro Foodora di sei rider che chiedevano più diritti sul lavoro
È la dura legge della cosiddetta "gig economy", l'ecomonia dei lavoretti a chiamata. Ma è una sentenza che è destinata a fare discutere ancora, in Italia e in Europa, quella del Tribunale del lavoro di Torino, che ha respinto il ricorso di sei rider di Foodora.
Al colosso tedesco delle consegne di cibo a domicilio contestavano il licenziamento, dopo le mobilitazioni del 2016 per ottenere un giusto trattamento economico e normativo.
Per il giudice l'azienda non aveva alcun obbligo nei confronti dei ricorrenti, perché non si trattava di un rapporto di lavoro subordinato, i rider non dovevano neppure impegnarsi ad offrire una disponibilità minima. I ragazzi invece hanno testimoniato una condizione di forte pressione psicologica, con richiesta di reperibilità continua. Hanno raccontato di essere stati tracciati e valutati costantemente attraverso un'applicazione. Sembrava di indossare "un braccialetto elettronico", ha detto uno di loro.
Bocciate dunque le loro richieste di 20 mila euro a testa per violazione della privacy, 100 euro al giorno per il mancato rispetto delle norme antinfortunistiche, il reintegro, l'assunzione, e il versamento dei contribuiti previdenziali. I legali hanno annunciato che si appelleranno contro la sentenza.
Euronews ha intervistato Sergio Bonetto, legale dei rider che hanno intentato causa contro Foodora. Clicca sul video qui sopra per ascoltare l'intervista.
Domenica 15 aprile l'organizzazione Riders Union Bologna ha indetto un'assemblea nazionale nel capoluogo per discutere i problemi della categoria.